Dom Perignon e Ferran Adrià: due miti alleati

Un vino che, nell'immaginario collettivo, è sinonimo di mito. E un cuoco che ha inciso in modo indelebile nella cucina contemporanea. Ovvero Dom Perignon (la più blasonata fra le case dello Champagne) e Ferran Adrià, chef del leggendario el Bulli di Roses. Sono i protagonisti di una nascente collaborazione che ha l'obiettivo di rivoluzionare, all'insegna della creatività e della multidisciplinarietà, l'approccio al mondo della cucina e della creazione enologica. Ad accomunarli una medesima metodologia, chiamata da Adrià «sapienza», in una ricerca globale che coinvolga tanto chef e viticoltori quanto tutti gli altri ambiti professionali (storici, artistici, chimici, medici) che possano avere una qualche attinenza col mondo del cibo e del vino, come in una sorta di comitato di redazione di un'enciclopedia universale.

L'alleanza è stata sancita dalla presentazione, a Barcellona, del più recente prodotto della maison di Épernay: il Dom Perignon Vintage 2005. Un annata di «estrema difficoltà, per il clima che l'ha caratterizzata - ammette Richard Geoffroy, maître de cave di DP - e che ha imposto più che mai la ricerca di un ideale di perfezione. Ora, dopo nove di affinamento, possiamo dichiarare vinta la scommessa». Ne è nato un vino dalla vibrante mineralità, di grande nerbo e di importante struttura. Forse meno fine e cremoso del solito ma più potente e lungo.

Per l'occasione Adrià è tornato ai fornelli, proponendo un'epitome della sua arte, all'insegna della provocazione magrittiana, con «This is not a dinner» («Questa non è una cena»). Un viaggio attraverso ventinove snacks iniziato con una mousse di arachidi e finito con una grintosa orecchia di coniglio fritta.

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