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Draghi non teme la piazza di Roma: alta attenzione ma avanti tutta con il green pass

Preoccupato? Neanche un po', fanno sapere da Palazzo Chigi. Turbato? Nemmeno. La parola giusta, semmai, è determinato

Draghi non teme la piazza di Roma: alta attenzione ma avanti tutta con il green pass

Preoccupato? Neanche un po', fanno sapere da Palazzo Chigi. Turbato? Nemmeno. La parola giusta, semmai, è determinato. Certo, gli scontri di sabato pomeriggio, l'assalto alla cittadella istituzionale, respinto dalla polizia a un metro scarso dalla sede del governo, la rabbia sociale mista alle infiltrazioni pericolose, tutto ciò merita «attenzione e impegno», anche in vista dello sciopero di oggi, dei ballottaggi di domenica e del G20 di fine mese. Ci sarà forse qualcosa da registrare nella gestione dell'ordine pubblico: niente di drammatico, ordinaria amministrazione. Però, sul punto, Mario Draghi tira dritto: il 15 ottobre il green pass entrerà in vigore come stabilito. Nessun rinvio, nessun ritocco. Bocciata pure, almeno per il momento, la richiesta di allungare a 72 ore la validità dei tamponi antigienici. Salvini e i governatori, che temono il caos nelle imprese private, dovranno adeguarsi. «Chi voleva immunizzassi ha avuto tutto il tempo di farlo», dice Mariastella Gelmini, ministro degli Affari regionali.

Dunque, avanti con i vaccini: è la strategia vincente, quella che sta consentendo all'Italia di ripartire e all'economia di riprendersi. La linea non cambia e il premier lo ha spiegato ieri sera, a caldo, con i manifestanti ancora attorno a Palazzo Chigi. «Il governo prosegue nel suo impegno per portare a termine la campagna vaccinale contro il Covid 19 e ringrazia i milioni di italiani che hanno già aderito con convinzione e senso civico». Milioni appunto, quasi l'85 per cento della popolazione, con l'obbiettivo di arrivare presto al 90. E la piazza non spaventa. «Il diritto di manifestare le proprie idee - si legge nel comunicato della presidenza di solidarietà alla Cgil - non può mai degenerare in atti di aggressione e intimidazione».

La sommossa no vax nel centro di Roma non deve comunque essere sottovalutata. Draghi ha sentito Luciana Lamorgese e ne ha raccolto i timori per una possibile escalation delle proteste. Il Viminale sta indagando sugli infiltrati e sulle manovre destabilizzanti di gruppi estremistici, in previsione di altri sabati caldi, sul modello dei gilet gialli francesi. Quanto all'altra sera, qualcuno ha criticato la strategia attendista della polizia, di «assorbimento», con un «uso della forza proporzionato». Ecco, forse toccherà rivedere qualcosa, perché l'immagine di Palazzo Chigi e Montecitorio assediati non è un bello spot per un'Italia in ripresa.

Se Giorgia Meloni vuole la testa della Lamorgese, Matteo Salvini la chiede quasi tutti i giorni. Draghi ormai non risponde più sull'argomento, lo considera chiuso. Il leader della Lega, insieme ai governatori del Carroccio, insiste pure sui tamponi dei lavoratori, e anche su questo trova un muro. Allungare i tempi dei test significa rischiare nuovi contagi nelle aziende e diluire l'impatto del green pass: il governo si aspetta nei prossimi giorni un ulteriore aumento delle prime dosi, già passate da 50 a 70mila al giorno dopo soltanto l'annuncio dell'introduzione della carta verde nel mondo del lavoro privato. L'estensione dei tempi, si fa notare, era stata a suo tempo esaminata, e bocciata dal Consiglio dei ministri. «Il certificato è un pilastro dell'azione di governo e non si può indebolire», sostiene Roberto Speranza. Ma non è detto che a breve la questione 72 ore non venga riaffrontata con gli scienziati.

Prima ancora, potrebbe partire la sperimentazione di alcuni test salivari nelle scuole sui ragazzi sotto i dodici anni.

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