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Draghi punta sul Sud: "Diventi l'hub europeo per l'energia verde. Basta pigri pregiudizi"

Il premier al Forum di Sorrento organizzato da Carfagna: serve un cambio di paradigma

Draghi punta sul Sud: "Diventi l'hub europeo per l'energia verde. Basta pigri pregiudizi"

Un processo ambizioso, con il Sud che deve darsi l'obiettivo di intercettare il quadro geopolitico che cambia e coglierne le opportunità, partendo da una più forte sinergia con i Paesi del Nord Africa sul fronte del mercato energetico. Mario Draghi interviene a Sorrento alla prima giornata dei lavori del forum «Verso il Sud» - organizzato dal ministero guidato da Mara Carfagna e da The European House Ambrosetti - e immagina un Mezzogiorno che abbia la forza di cambiare prospettiva. Davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, seduto in prima fila, il premier auspica una sorta di rivoluzione concettuale, immaginando un Sud che oltre a guardare al Nord colga «il vantaggio strategico» del cosiddetto «Grande Mare». È «un'opportunità da sfruttare», dice l'ex numero uno della Bce, perché «il Mezzogiorno, come diceva don Luigi Sturzo, è il ponte gettato dalla natura fra il continente europeo e le coste dell'Africa e dell'Asia». Insomma, «un punto naturale di scambi e di commerci».

Bisogna, dunque, cambiare paradigma. Perché fino ad oggi, aggiunge Draghi, «le politiche di sviluppo del Sud non hanno valorizzato abbastanza questa caratteristica». Lo dimostrano i numeri. Oggi circa il 90% del commercio nel Mediterraneo avviene tra Paesi dell'Unione europea, mentre gli scambi tra l'Europa e la sponda Sud del Mediterraneo sono appena il 9% e solo l'1% sono scambi tra paesi della sponda Sud. È necessario, insiste il premier, «invertire la rotta». Partendo dal quadro geopolitico che sta velocemente cambiando, circostanza che «presenta rischi ma anche opportunità». Anche se la guerra dovesse finire domani - e certamente non sarà così - e del tutto evidente che l'Europa non potrà più dipendere dalla Russia sul fronte dell'approvvigionamento energetico. L'invasione russa dell'Ucraina, spiega Draghi, «ha fatto emergere la pericolosità della nostra dipendenza dal gas» di Mosca. E proprio l'Italia si è mossa per diversificare le forniture con una sorta di «campagna d'Africa» che ha coinvolto Algeria, Angola, Congo, Libia, Mozambico e Nigeria. Oltre ad «accelerare lo sviluppo dell'energia rinnovabile». «I Paesi della sponda Sud del Mediterraneo - dice Draghi - sono un partner naturale su entrambi questi fronti». Un punto sul quale insiste anche Carfagna, la promotrice di quella che è una sorta di Cernobbio del Mezzogiorno. «L'indipendenza energetica dalla Russia - spiega la ministra - passa per il Sud che è un hub naturale dell'approvvigionamento energetico dall'Africa e dal Medio Oriente non solo per l'Italia ma anche per l'intera Europa». Concetto ribadito anche da Giancarlo Giorgetti nel suo intervento a Sorrento. «Se vogliamo la trasformazione e vogliamo energia verde - dice il ministro per lo Sviluppo economico - questa non ci arriva da Est come negli ultimi venti anni, ma arriva dal Sud, da dove c'è il sole, da dove si fa idrogeno verde. Quindi il sud diventa per l'Europa la porta di ingresso per l'energia pulita e torna incredibilmente cruciale».

Un Draghi, dunque, che guarda al futuro del Mezzogiorno con ottimismo. «La giornata di oggi - spiega - è un segno della nostra volontà di immaginare e costruire un Sud diverso. Un Mezzogiorno protagonista delle grandi sfide dei nostri tempi, che torni ad avere la centralità che merita in Italia e in Europa». Basta, quindi, con «l'evoluzione delle politiche pubbliche per il Meridione» rappresentata come «una successione di inevitabili sprechi e fallimenti». Perché «la storia economica del Sud nel secondo Dopoguerra» è «più complessa di come raccontano questi pigri pregiudizi». Bisogna accelerare, dunque, «con l'agenda di riforme concordata con l'Ue», anche perché il crono-programma di Bruxelles prevede «che lo stanziamento di finanziamenti» in ambito Pnrr «sia vincolato al rispetto delle scadenze e al raggiungimento di precisi obiettivi».

E il Piano nazionale di ripresa e resilienza, conclude il premier, «destina almeno il 40% dei fondi al Sud», finanziamenti che «si sommano a quelli del Fondo per lo sviluppo e la coesione».

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