Roma - «È stato rimosso un macigno che mi ha gravato addosso per due anni. Come mi sento? Provo un senso di liberazione, ma anche di rabbia. Ringrazio la Procura di Roma per l'onestà intellettuale che l'ha portata al proscioglimento nei miei confronti e nei confronti di molti miei collaboratori, ma mi domando chi ci chiederà scusa per due anni di titoli in prima pagina sui giornali e di emarginazione politica e professionale?».
Onorevole Gianni Alemanno, quando ha appreso di non essere più parte di una struttura per delinquere assimilabile a Cosa Nostra?
«Questa richiesta di archiviazione è arrivata a piccole dosi. Prima lo stralcio del reato, poi l'ufficialità e infine la vastità di una archiviazione che riguarda ben 116 persone».
Pensa che questo marchio di infamia possa essere cancellato?
«La notizia dell'ex sindaco di Roma indagato per mafia ha avuto una esposizione mediatica planetaria, compresa la perquisizione a casa. Oggi viene relegata in basso nelle cronache locali. Noto anche che questa stessa gogna è stata risparmiata ad altri».
A chi si riferisce?
«È meraviglioso constatare che per il governatore del Lazio Nicola Zingaretti l'avviso di garanzia per reati connessi a Mafia Capitale si viene a sapere soltanto nel momento in cui è richiesto il proscioglimento. A me sono stati imposti due anni di gogna, a lui sono stati risparmiati, nonostante non sia un privato cittadino, a differenza del sottoscritto, ma il responsabile apicale di una istituzione. Spero almeno che Zingaretti si assuma la responsabilità di rendere testimonianza al processo Mafia Capitale».
Politicamente quali contraccolpi ha subito da un'accusa tanto infamante?
«La sconfitta elettorale a Roma già mi aveva posto in una situazione di isolamento. L'inchiesta ha approfondito tutto questo, anche rispetto al mio partito, Fratelli d'Italia. Credo che come è stato detto spesso da Berlusconi il centrodestra su queste vicende debba smetterla di muoversi in maniera istintiva, ma avere maggiore solidità e solidarietà».
L'inchiesta su Mafia Capitale ha cambiato la storia di Roma?
«Ha aperto un varco che ha portato allo sfacelo della amministrazione Raggi. Sicuramente ha influenzato l'ultima tornata elettorale. La sinistra ha pagato soprattutto la parabola di Ignazio Marino, noi l'inchiesta».
Lei ha ancora un capo di imputazione legato a 75mila euro di finanziamenti per cene elettorali. Cosa si aspetta adesso?
«Sono fondi regolarmente registrati, spero che il collegio giudicante certifichi presto la mia totale innocenza. Non penso sia credibile che un sindaco di Roma si possa vendere per 75mila euro».
Lei ha presenziato ieri alla mostra per i 70 anni del Movimento Sociale.
Cosa le hanno detto i suoi vecchi compagni di partito?«Al di là di quello che mi hanno detto non posso non notare che gli unici che mi hanno espresso vicinanza e solidarietà in questi anni sono stati Storace, Gasparri e La Russa».
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