Due miliardi per "Casa Italia". In bilico il congelamento Iva

Incognita deficit sulle risorse per ricostruire. Renzi a consulto da Piano. L'architetto: priorità ai territori

Due miliardi per "Casa Italia". In bilico il congelamento Iva

Una legge di Stabilità frutto dell'emergenza, con le spese da sostenere per la ricostruzione delle zone terremotate e per gestire l'emergenza. Ma con un capitolo nuovo di zecca che gli uffici del ministero dell'Economia stanno già cercando di quantificare negli effetti finanziari, quello di «Casa Italia», cioè il piano per la messa in sicurezza degli immobili nelle aree a rischio.

La sessione di bilancio coinciderà con la fase operativa del post terremoto e le decisioni del governo su questi due fronti si stanno già intrecciando. Oltre l'emergenza, il premier Matteo Renzi cerca di risolvere il rebus del modello da seguire per la ricostruzione. Ieri una visita a Genova Renzo Piano. Quatto ore di faccia a faccia con l'architetto per chiedere consigli. Nessuna dichiarazione alla fine dell'incontro, ma il senatore a vita ha ribadito al premier le sue convinzioni sulla messa in sicurezza, tra cui la necessità di «tenere conto del territorio in cui si interviene e procedere con raziocinio». Chi invece si occuperà a tempo pieno della ricostruzione è l'ex presidente della regione Emilia Romagna Vasco Errani. Durante il terremoto del 2012 era alla guida della giunta regionale e fu nominato dall'allora premier Mario Monti commissario alla ricostruzione.

I fondi stanziati per ora sono i 50 milioni dell'ultimo consiglio dei ministri. Appena sufficienti a gestire l'emergenza. Prima che venga l'inverno nelle zone terremotate dovrebbero essere costruiti i moduli abitativi in legno, quelli per i servizi pubblici tipo scuole (che hanno la priorità) e poi quelli per le attività commerciali. Poi potrà iniziare la ricostruzione vera e propria. Per quella ci sono i fondi europei che dovrebbero essere intorno a 360 milioni di euro.

Ma non potranno essere utilizzati per ricostruire le abitazioni. I fondi Ue per le emergenze vanno alle infrastrutture pubbliche: strade, uffici, scuole. Non per le case private. Il governo dovrà metterci del suo. Dall'Europa, più che i fondi, l'Italia vuole flessibilità nell'applicazione dei limiti al deficit. Ieri lo ha ribadito Claudio De Vincenti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. L'obiettivo è tenere le risorse per la ricostruzione fuori dal patto di stabilità.

De Vincenti, in un'intervista al Messaggero, parla anche del piano per mettere in sicurezza gli edifici. Anche per questi il governo potrebbe chiedere una interpretazione flessibile del Patto, facendoli rientrare tra gli investimenti che vengono scontati nei limiti del deficit. La spesa del programma «Casa Italia» dovrebbe aggirarsi intorno ai 1,5/2 miliardi all'anno per una decina di anni. Una cifra importante per delle leggi di stabilità che si giocano sul filo del punto decimale.

Nella prossima legge di stabilità è dato per certo un aumento del Fondo per le emergenze, oggi a 234 milioni di euro. Se dall'Europa non arriverà la disponibilità, al governo resteranno poche altre strade. Un rinvio del taglio dell'Ires al 24%. Ma c'è chi comincia a parlare di un aumento dell'Iva. O meglio, la rinuncia alla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia. Impopolare, ma darebbe spazi di spesa per una decina di miliardi.

Legge di stabilità e Casa Italia saranno il banco di prova per un clima di concertazione e collaborazione con le parti sociali e con le forze politiche di opposizione. Sul post terremoto, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ha già dato la sua disponibilità.

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