Cronache

Due veterinari in arresto. Ignoravano casi di listeria

Non segnalavano alle autorità la carne contaminata dalla listeria.

Due veterinari in arresto. Ignoravano casi di listeria

Non segnalavano alle autorità la carne contaminata dalla listeria. Per questo due veterinari, padre e figlio, sono stati arrestati dai carabinieri del Nas di Cremona i quali hanno eseguito anche dieci perquisizioni in aziende private e uffici nell'ambito dell'operazione «Officium», scattata dopo la segnalazione di casi di corruzione legati ai controlli in stabilimenti di macellazione e di lavorazione di prodotti lattiero caseari, che portavano i casi di irregolarità a essere insabbiati in cambio di denaro. Tra i casi più eclatanti la mancata segnalazione della positività alla listeria riscontrata in carni lavorate in un importante stabilimento di macellazione del Cremasco.

Il padre, Leonardo Provana, 59 anni, è direttore di un importante distretto veterinario, il figlio, Luca, 27 anni, un veterinario libero professionista, che è consulente di numerose aziende del settore agroalimentare sottoposte alla diretta vigilanza e controllo del padre.

L'operazione Officium è scattata dopo la segnalazione di una veterinaria, pubblico ufficiale, che durante le attività di vigilanza presso un macello nella provincia di Cremona, era stata minacciata dal titolare per aver contestato alcune non conformità. La donna era stata trasferita ad altro incarico ma era emerso un conflitto di interesse in capo al direttore del distretto veterinario perché il consulente di quel macello era suo figlio. L'indagine ha consentito di portare alla luce numerosi casi in cui il direttore del distretto veterinario, informato dal figlio delle numerose e gravi non conformità rilevate nelle aziende private presso cui era consulente, aveva assicurato copertura totale ai vari privati. Tra i casi più gravi, quello di un macello di Salvirola di cui erano stati trascurati casi di positività alla listeria nei pancettoni prodotti dall'azienda, e un caseificio di Sergnano che tra le altre cose operava una «rietichettatura fraudolenta di un prodotto caseario». In questo caso il figlio impartiva «istruzioni per evitare che i carabinieri si accorgessero dello sversamento illegale del siero e dell'acqua di processo».

Per il procuratore Roberto Pellicano, si tratta di «fatti di sicurezza alimentare molto gravi».

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