"Il duo Draghi-Mattarella è il suicidio della politica. Tre idee per FI-Lega e FdI"

«I parlamentari hanno scelto il loro stipendio Il centrodestra si salva solo a tre condizioni»

"Il duo Draghi-Mattarella è il suicidio della politica. Tre idee per FI-Lega e FdI"

Il professor Luca Ricolfi analizza il momento politico post-Quirinale. Professore, il politicamente corretto ha fatto capolino anche durante l'elezione del capo dello Stato. La leadership femminile come paradigma... «Beh, è stato un capolavoro del patriarcato: straparlare per giorni di "donne in gamba" (Moratti, Casellati, Cartabia, Belloni, Severino...), bruciarne allegramente due (Casellati e Belloni), il tutto con il risultato di concedere un potere senza precedenti (14 anni di presidenza della Repubblica) al maschio di fiducia. Chapeau! Se fossi una donna darei di matto, anzi di matta».

Matteo Salvini è apparso sin troppo generoso. Altri hanno giocato come nella Prima Repubblica. Cosa resta delle leadership politiche dopo il Quirinale 2022?

«Salvini generoso? Direi ingenuo, vanitoso e incapace, semmai. Non dimentichiamo che è la seconda Caporetto del leader della Lega, dopo quella del Papeete. Lei mi chiede che cosa resta delle leadership politiche, ma le sembra che i vari Letta- Conte-Salvini-Berlusconi erano ancora in grado di esercitare una autentica leadership, prima della catastrofe quirinalizia? Ormai nel sistema politico italiano sopravvivono solo due vere leadership: quella tecnocratica di Mario Draghi e quella idealistica di Giorgia Meloni».

Non le sembra che i partiti, al netto del ragionamento fatto attorno all'eventualità della candidatura del presidente Silvio Berlusconi, abbiano proposto poco?

«Alla fine si è tornati al principio, ossia al duopolio Draghi-Mattarella... Sì, è andata così. Il Parlamento si è auto-esautorato per salvare stipendi, pensioni, piccoli privilegi e narcisismi. Il duopolio Draghi-Mattarella non è frutto di un colpo di stato ma del suicidio della politica. Una sorta di moderna e spensierata "allegria di naufragi", per dirla con la poesia di Ungaretti».

Si invoca il presidenzialismo. Abbiamo anticorpi sufficienti?

«Ma vogliamo scherzare? Siamo ancora a paventare il risorgere del fascismo? Siamo ancora prigionieri dei fantasmi del passato? Davvero temiamo le "tentazioni autoritarie" di qualche politico ambizioso? In una società come quella italiana, mansueta e consumista, il rischio non è l'uomo solo al comando, ma il totalitarismo soft dello stato di emergenza permanente».

Come vede centrodestra e centrosinistra? Il sistema bipolare regge ancora?

«Bella domanda. Credo che molto dipenderà dal centro-destra, e ancora di più dalla legge elettorale. Se Forza Italia e i centristi, magari con l'assenso più o meno tacito di Salvini, riusciranno a imporre il proporzionale, andiamo verso un regime consociativo, con partiti sempre-verdi permanentemente al governo, e partiti ruote di scorta, come lo erano Pli-Pri-Psdi nella prima Repubblica. In concreto: Pd e Forza Italia sempre al governo, Lega e Cinque Stelle un po' dentro e un po' fuori, Fratelli d'Italia e "frange estremiste" eternamente out. Un bel paradosso: se Fratelli d'Italia dovesse crescere ancora un po', potremmo trovarci con un sistema politico in cui il partito più votato non ha mai accesso al governo. L'altro scenario è quello che il centro-destra si ricompatti, o meglio si ristrutturi, e il sistema resti bipolare. Ma questa eventualità non è probabile, perché richiede il verificarsi di almeno tre condizioni».

Quali?

«Primo, che non si torni al proporzionale. Secondo, che Salvini ceda lo scettro a Giorgia Meloni. Terzo, che Giorgia Meloni abbia il coraggio di riposizionare Fratelli d'Italia, e per questa via riesca a rifondare il centro-destra».

La sensazione è che il parlamentarismo sia mal tollerato da parte della popolazione. Eppure è il sale della democrazia rappresentativa.

«No, la mia impressione è che la gente non ce l'abbia con il parlamentarismo, ma con questi parlamentari, e con i mediocri cacicchi che tentano (invano) di guidarli».

Come ne esce Draghi? Ora ci si aspetta uno scatto del governo.

«Ma sa che non lo so? Alle volte penso: san Draghi finalmente potrà fare le riforme di cui abbiamo bisogno, infischiandosene dei calcoli elettorali dei partiti che sostengono il suo governo. Altre volte, invece, mi capita di pensare: così come ha finto di essere indisponibile alla rielezione, Mattarella potrebbe star fingendo di voler durare 7 anni, mentre in realtà è pronto a farsi da parte, e aspetta soltanto che maturino le condizioni per cedere il posto a Mario Draghi. In questo secondo caso, addio riforme coraggiose: l'esigenza di conservare l'appoggio dei partiti impedirebbe a Draghi di fare ciò per cui in tanti lo hanno inchiodato a Palazzo Chigi».

Cosa ne pensa della "centralità" verso cui guarda Silvio Berlusconi?

«Penso che Forza Italia si stia avviando a diventare quel che era il Partito repubblicano di La Malfa, ovvero la costola moderata e ragionevole del centro-sinistra, un progetto che richiederà il ritorno al proporzionale».

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