E Hollande dice no al pranzo senza vino

La delegazione iraniana avrebbe chiesto menu «halal» e niente alcol. Il presidente francese non si sottomette

Francesco De RemigisLa Francia non si sottomette. Dribbla, valuta e decide diversamente dalle indicazioni (vere o presunte del cerimoniale iraniano). È così che l'attesa visita a Parigi del presidente Hassan Rohani, che oggi alle 15 sarà ricevuto da François Hollande, non rispetterà il protocollo. Niente pranzo. Già perché la delegazione della Repubblica islamica avrebbe chiesto menù halal e, soprattutto, che non ci fosse vino durante il pasto. In Iran, infatti, il consumo di alcolici è vietato. Ma a Parigi no, anzi è una gioia nazionale. Un monumento da esporre soprattutto in occasioni ufficiali.Per non incorrere in polemiche, in un momento particolarmente delicato, in cui non si devono firmare solo accordi commerciali con l'Iran, ma accrescere anche l'alleanza in Medio Oriente contro il terrorismo di matrice islamica, la Francia e gli accorti responsabili della comunicazione dell'Eliseo fanno sapere che «la questione» è stata risolta nella seguente maniera: non ci sarà pranzo, né cena. Solo un incontro tra i due capi di Stato di circa due ore per discutere del conflitto in Siria e della guerra all'Isis.Già a novembre, Hollande si era rifiutato di cedere alle richieste iraniane interpellando Teheran. Se Rohani fosse stato disponibile a «colazione», siamo d'accordo. Soluzione troppo misera, inadatta al rango degli interlocutori, risposero gli iraniani. La visita fu poi rimandata per ragioni di sicurezza, in pieno post attentato del 13 novembre. Oggi l'incontro ci sarà. Ma la Francia non lusinga Teheran (come l'Italia, che ha bandito gli alcolici per l'occasione, ricorda Le Figaro). Ridimensiona l'accoglienza e parlerà di soldi e di cooperazione militare senza rinunciare alle tradizioni laiche.«Non c'è necessariamente bisogno di un pasto durante una visita di Stato...», fa sapere l'Eliseo via Le Monde. Mentre Europe 1 ricorda che la visita di un altro presidente iraniano a Parigi, Mohammad Khatami, nell'aprile '99 fu rinviata perché l'Iran aveva chiesto di togliere i liquori dai ricevimenti. La tappa si tenne il 27 ottobre con Chirac che ricevette l'ospite all'Eliseo, ma non mangiarono insieme.Intanto la notizia delle statue coperte ai Musei capitolini di Roma continua a fare il giro del mondo. «Nascondiamo queste statue» titola Le Monde parlando degli affari in ballo. Le Figaro ricorda il detto: «A Roma fai come i romani», spiegando che «il vecchio adagio sembra aver sofferto delle eccezioni nel corso della visita del presidente iraniano nella città eterna». Il britannico Guardian: «Roma copre le statue di nudi per evitare al presidente iraniano di arrossire». Il Times: «Roma copre i suoi gioielli per la visita iraniana». Bbc News sottolinea: «L'Italia ha anche scelto di non servire vino nei pranzi ufficiali, un gesto che la Francia si è rifiutata di compiere». La tedesca Faz irride la scelta con un «Benvenuta cultura». Più esplicita la Bild: «Vergogna di Roma», coprire quelle statue «è come dire ai propri consanguinei: io non vi conosco». El Paìs: «Roma copre le sue statue nude per non turbare la delegazione iraniana». Time sostiene che la scelta «porta il ridicolo su Roma» e cita lo scrittore Houllebecq: «Il governo Renzi accusato di sottomissione culturale». Per il Telegraph, la decisione scatena «rabbia». Di «rabbia» parla anche il New York Times ironizzando sui «pudori» iraniani. Newsweek scrive «Roma copre le statue di nudi per Rohani».

Undici cose sono impure, scriveva invece l'ayatollah Khomeini, «la pipì, gli escrementi, lo sperma, le ossa, il sangue, il cane, il porco, l'uomo e la donna non musulmani, il vino, la birra, il sudore del cammello che mangi escrementi umani». Non le statue.

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