E Renzi il pacifista rinuncia al consigliere militare

Il premier non sostituisce il generale di fiducia e pensa a un pool di esperti aperto ai civili

E Renzi il pacifista rinuncia al consigliere militare

Roma - Dal 9 ottobre scorso Matteo Renzi è senza consigliere militare. Quel giorno, Carlo Magrassi è diventato segretario generale della Difesa. Cioè, l'uomo che deve gestire l'acquisizione e la vendita di tecnologia militare. E sembra che il presidente del Consiglio non soffra troppo la sua mancanza. Un po' perché non ha un grande feeling con il pianeta degli uomini con le stellette: lo ha scoperto particolarmente litigioso. Un po' perché sembrerebbe orientato a non sostituire Magrassi con un altro generale, ma creare una sorta di National security council, un organismo pensato sul modello già sperimentato alla Casa Bianca. L'ennesima prova che il premier crede fermamente alla celebre massima di Georges Clemenceau: «La guerra è una cosa troppo seria per lasciarla ai militari».Così, dopo aver svuotato della capacità propositiva il ministero dell'Economia (la legge di Stabilità è nata a Palazzo Chigi), conta di fare altrettanto con quello della Difesa. Con l'obiettivo di creare un comitato di esperti in grado di consigliarlo per le mosse che presto gli verranno chieste di prendere dagli alleati. A partire da François Hollande che Renzi vedrà giovedì all'Eliseo, un breve incontro prima che il presidente francese parta per incontrare Putin. Ne dovrebbero far parte militari di ciascuna forza armata, diplomatici, uomini dell'intelligence e civili. E lo dovrebbe coordinare un sottosegretario alla presidenza del Consiglio. In ballottaggio ci sono Marco Minniti e Luca Lotti.Il presidente del Consiglio si è reso conto, poi, che mentre Londra e Parigi hanno già elaborato conti e strategie per una maggiore spesa militare da defalcare dal deficit (così come chiesto da Hollande e accolto dalla Commissione Ue), l'Italia è indietro nel lavoro. Al ministero dell'Economia non se ne sta occupando nessuno. Mentre alla Difesa sembra che l'unica preoccupazione sia aumentare la spesa per il personale; quando l'obbiettivo europeo sarebbe quello di favorire nuovi investimenti in tecnologia. Con un comitato di esperti a Palazzo Chigi per Renzi sarebbe più semplice coordinare azioni fra i due dicasteri e la Farnesina. Al premier ancora brucia l'operazione Tornado. L'idea di armarli era stata fatta arrivare ai giornali attraverso canali diplomatici di Palazzo Chigi. Gli stessi, poi, che si sono visti smentire da Palazzo Baracchini. Un comitato presso la presidenza del Consiglio eliminerebbe le gelosie fra amministrazioni.

Intanto ieri, mentre il ministro Boschi in tv confermava la linea prudente sul piano militare («prima capire gli obiettivi»), linea che nella riunione di ieri della direzione Pd incassava il plauso delle minoranze interne, Renzi annunciava per oggi una proposta del governo contro il terrorismo con «una risposta di sicurezza e una risposta culturale». Frenando ogni ardore ardore bellico: «L'Italia non si tira indietro, ma non ci possiamo permettere una Libia bis».GiMa

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