E testimonia in tribunale al processo contro Emilio Fede

Il Cav: «I soldi prestati a Lele Mora? Fu un atto di generosità»

E testimonia in tribunale al processo contro Emilio Fede

Milano - Giuseppe Spinelli, leggendario cassiere di fiducia di Silvio Berlusconi, è il primo che ieri va a sedersi sulla sedia dei testimoni. È il processo dove l'ex direttore del Tg4 Emilio Fede risponde di concorso in bancarotta per essersi intascato una buona parte dei soldi che dovevano servire a salvare la società personale di Lele Mora, agente di divi e dive: che invece finì gambe all'aria. Quei soldi - tre versamenti, per un totale di due milioni e 800 mila euro - venivano da Berlusconi, impietosito dalle vicissitudini di Mora. Chiedono i cronisti a Spinelli, che dei soldi fu il materiale erogatore: come reagì Berlusconi, quando scoprì che alla fine quasi metà dei soldi se li era presi Fede? «Il dottor Berlusconi è assolutamente incapace di serbare rancore». E lei come la prese? «Diciamo che rimasi un po' deluso».

Mezz'ora di pausa, e sulla stessa sedia va a sedersi Berlusconi. Aula assiepata di cameramen e cronisti: ma il Cavaliere, per la prima volta in vita sua, mette il veto ad essere ripreso dalle telecamere, e chissà se è perché ha l'aria un po' stanca (e infatti in aula, insieme ai suoi avvocati Niccolò Ghedini e Federico Cecconi, c'è il suo medico Alberto Zangrillo che non lo perde d'occhio), o perché comunque la vicenda di cui si parla è per lui dolorosa, essendoci di mezzo, in ruoli non belli due uomini che sono stati suoi amici per trent'anni. E che adesso, come Berlusconi spiega ai giudici, non sente più: a Lele Mora non risponde al telefono «perché me l'hanno consigliato i miei legali», e «Fede ha chiuso il suo rapporto con il gruppo».

Di quei soldi Berlusconi dà una spiegazione speculare a quella di Spinelli: «Sapevo che Mora aveva delle difficoltà, lui e Fede mi dissero che con quel prestito si sarebbero risolte. Invece Mora fallì ugualmente, e io presi atto di non avere nessuna possibilità di recuperare il prestito». Che una fetta importante fosse andata a Fede anziché a Mora il Cavaliere sembra averlo saputo vagamente, «io feci un atto di generosità, poi non me ne sono più occupato». «In azienda si diceva che Lele Mora aveva restituito a Fede un prestito».

Il prestito in effetti c'era stato: ma poco prima a testimoniare era venuto proprio Mora, spiegando che il direttore del Tg4 gli aveva dato qualche tempo prima un assegno da 50mila per coprire un buco. E ne recuperò ben di più: «Della prima tranche versatami da Spinelli, ne diedi a Fede 450mila, tutti in fogli da 500 euro. Della seconda, due assegni, uno da 350mila e uno da 150mila». Perché mai avesse dovuto girare all'amico tutti quei soldi, Mora non lo spiega bene.

Una cosa è chiara: se anche i soldi fossero rimasti tutti a Mora, non avrebbero evitato il fallimento. Perché nemmeno un euro finì ai creditori dell'agente, che invece scialacquò tutto: «Li usavo per mantenere il tenore di vita, mi comprai una Mercedes di pelle bianca. Ero al limite della follia».

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