Roma Con la pressione fiscale al 42,9% e con Equitalia alle calcagna di un contribuente su due ci sono poche speranze di sfuggire alle ganasce del fisco. Non è detto, però, che la soccombenza debba tradursi in un impoverimento generalizzato dei contribuenti. Da cinque anni, infatti, è in vigore una legge che consente ai cittadini di concordare con il fisco quanto e come pagare quando le cartelle esattoriali siano particolarmente esose.
Del cosiddetto «sovraindebitamento» l'avvocato milanese Pasquale Lacalandra ha fatto un personale cavallo di battaglia e più di un tribunale lombardo gli ha dato ragione accogliendo le istanze presentate per conto dei suoi assistiti. « Si tratta di una procedura che tutela non solo il debitore, che riacquista così un ruolo attivo nell'economia, ma che risulta vantaggioso anche per il creditore», spiega Lacalandra ricordando che «senza la ristrutturazione del debito, il fisco correrebbe il rischio di perdere totalmente ogni possibilità di recupero». Circostanza sottolineata anche dalla stessa Equitalia allorquando ieri Ruffini ha precisato che su 84,6 miliardi potenzialmente recuperabili ben 32,7 miliardi sono «bloccati» dalle leggi a tutela del contribuente (impignorabilità della prima casa, dei macchinari e i limiti al prignorameto dello stipendio).
Ecco perché Lacalandra insiste per l'applicazione della legge sul sovraindebitamento che consiste nella presentazione al tribunale di un piano di ristrutturazione del debito che, se accettato dal giudice, diventa vincolante pure per il creditore riducendone l'importo. «I consumatori, i piccoli imprenditori e i professionisti - sottolinea - possono proporre la rimodulazione dei debiti, inclusi quelli fiscali, ottenendo, qualora vi siano le condizioni, la riduzione dell'importo dovuto in base alle proprie capacità economiche». In virtù della legge il Tribunale di Como ha decretato la riduzione di un debito fiscale da circa 1,4 milioni a 350mila euro in favore di una imprenditrice e la riduzione di un'altra cartella da 509mila a 54mila in favore di un lavoratore dipendente coinvolto nel fallimento del maglificio di famiglia ma con uno stipendio di 1.700 euro mensili. Il Tribunale di Busto Arsizio, in provincia di Varese, ha invece ridotto una cartella esattoriale Equitalia da 86mila euro a 11mila euro (-87%).
Perché affidarsi questa norma anziché alla rottamazione delle cartelle che scade il 21 aprile prossimo? «Il limite principale del decreto sulla rottamazione è che permette di rimborsare il debito, anche se ridotto di sanzioni ed interessi, in sole 5 rate da corrispondersi entro settembre 2018», osserva il legale rilevando che «questa modalità rende di fatto inaccessibile a molti lo strumento della rottamazione a causa degli elevati importi delle singole rate». Ad esempio, un debito di 166mila euro va saldato in rate di 33.
200 euro e, saltandone soltanto una, si perde il beneficio della riduzione. Con la legge sul sovraindebitamento, però, la dilazione può essere molto estesa soprattutto se la capacità contributiva è limitata e non si vuole morire di tasse.
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