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Spunta la "via d'uscita": così Grillo vuol superare lo scoglio dei mandati

Monta la protesta per il vincolo dei due mandati. Il "guru" dice no alle deroghe, ma studia una soluzione per lasciar ai parlamentari lo stipendio

Spunta la "via d'uscita": così Grillo vuol superare lo scoglio dei mandati Esclusiva

Che futuro dare ai parlamentari al secondo mandato? Ormai è questo il cruccio che tormenta il M5S, dato che il fondatore/garante Beppe Grillo non ammette deroghe.

Si discute molto su un’eventuale scappatoia che possa salvare la carriera dei fedelissimi di Conte, soprattutto ora che manca l’alibi dei dimaiani. La risoluzione del problema si fa sempre più pressante dal momento che il sottosegretario alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri preme per ricandidarsi ancora una volta a presidente della Regione siciliana. Un’ipotesi che è stata messa sul campo è quella di dare la possibilità ai parlamentari al secondo mandato di candidarsi per altri ruoli amministrativi o per il Parlamento europei, ma il ‘caso Cancelleri’, che coinvolge anche il Pd (in Sicilia sono previste le primarie di coalizione), complica tutto. E, intanto, si fa strada una nuova ipotesi. Secondo quanto riferito a ilGiornale.it, Beppe Grillo starebbe pensando di dare l’opportunità ai parlamentari più meritevoli che non possono candidarsi per un terzo mandato di lavorare all’interno della struttura del M5S. “Ovviamente, tutti avrebbero un regolare stipendio”, ci viene detto. Una soluzione che viene vista favorevolmente dal deputato Luca Carabetta che, parlando con ilGiornale.it, dice: “Può avere senso, è un buon modo per non disperdere e valorizzare le esperienze”.

Ma il M5S vive un profondo travaglio interno per quanto riguarda il sostegno al governo Draghi. I malpancisti risiedono soprattutto a Palazzo Madama. Il senatore Alberto Airola ha chiesto pubblicamente che la scelta di restare nella maggioranza venga messa ai voti."Come siamo entrati in questo governo grazie a un voto della piattaforma degli iscritti, così se ne usciremo ne usciremo grazie a quello", dice in una nota. Ancora più drastico nelle critiche è il suo collega Giancarlo Castaldi che, su Facebook, scrive: “A me questo "fenomeno" non è mai piaciuto. Votai NO al Governo Draghi solo conoscendo il suo passato e forse con molta leggerezza”. Il senatore pentastellato, ora, dopo aver visto all’opera l’ex governatore della Bce, rincara la dose e lo definisce “Un enorme e pompato Bluff”. E ancora: “Il solito bluff propinato da "media" e politici senza un voto ma con grandi risorse finanziarie dovute ai poteri a loro vicini (alla saudita per intenderci)”.

Ovviamente, dentro il M5S, convivono più anime e vi sono diverse sfumature riguardo alla permanenza al governo. “Possiamo continuare a lavorare per incidere oppure no? Al momento, per esempio, dopo l’addio di Laura Castelli, non ha alcun rappresentante al Mef. Non so, ora, se saremo ostacolati”, ci spiega il deputato Luca Carabetta. E aggiunge: “Oggi abbiamo spiegato a Beppe che noi non lavoriamo sui macro-temi, ma anche sulle piccole proposte su cui non riusciamo a incidere più di tanto. Mi riferisco al superbonus presente nel decreto Aiuti in discussione alla Camera, al reddito di cittadinanza e salario minimo. È la nostra base a chiedersi se ha senso rimanere a queste condizioni”. Ora, dunque, sarà Grillo a valutare se, grazie all’interlocuzione che ha con Draghi, si può arrivare a una mediazione. “È chiaro che, se si esce dal governo, lo si fa se non ci sono più le condizioni per andare avanti e non per l’inceneritore”, sottolinea Carabetta che chiosa: “Per noi il sostegno al governo Draghi non è una cambiale in bianco.

Non viviamo di luce riflessa di Draghi come Di Maio”.

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