Arriva il venerdì e puntuale torna lo sciopero generale questa volta arricchito dalla partecipazione di testimonial di eccezione. Non riuscendo più a mobilitare i lavoratori come un tempo, ai sindacati non resta che affidarsi a figure mediatiche per far parlare di sé trasformando lo sciopero in un misto tra un congresso di partito, un concerto e un talk show. Tra Gaza, Flotilla, attacchi al governo Meloni, l'unica cosa di cui i sindacati rischiano di non parlare oggi è proprio il lavoro.
D'altro canto, già leggendo le motivazioni per cui l'Unione sindacale di base ha indetto lo sciopero di oggi "contro la finanziaria di guerra del governo Meloni, per fermare la corsa al riarmo, le guerre e il genocidio in Palestina" il grande assente è proprio il lavoro.
Sindacati e portuali hanno spiegato che "vogliamo fermare la finanziaria di guerra del Governo Meloni che impoverisce la popolazione per puntare sul riarmo, bloccare i rapporti con lo Stato israeliano che compie un genocidio in Palestina, rimettere al centro le vere priorità del paese: i salari, fermi da 30 anni, le pensioni, i servizi pubblici ed i diritti sociali".
Lo slogan è quello di sempre "blocchiamo tutto" ma al corteo di Genova è prevista la partecipazione del nuovo pantheon dei sindacati italiani e della sinistra radicale: da Greta Thunberg a Francesca Albanese, da Thiago Avila a Moni Ovadia, da Vinicio Capossela a Yanis Varoufakis fino a Sabina Guzzanti e agli attivisti della Global Sumud Flotilla. Difficile trovare il nesso tra questi personaggi e i diritti dei lavoratori ma è evidente che gli scioperi vengono indetti per motivazioni politiche pur di attaccare il governo Meloni.
Ieri è anche arrivato un messaggio di sostegno da parte di Roger Waters, il fondatore dei Pink Floyd che ha espresso in un video la propria vicinanza alla causa palestinese.
La relatrice dell'Onu Francesca Albanese ha spiegato che "ci uniremo allo sciopero generale indetto dai portuali, dai sindacati e dalla Flotilla per sperimentare l'internazionalità delle lotte per un mondo più giusto, in Palestina, in Sudan, in Congo, in Italia, in Europa, noi ci siamo stancati di un sistema che ci fa sentire deboli, fragili e soli, la notte che stiamo vivendo sembrerà meno lunga e meno dura stando tutti assieme".
Il corteo a Genova inizia alle 8.30 dalla stazione di Genova Brignole e attraverserà il centro della città fino al porto dove i portuali prevedono anche un corteo via mare con diverse imbarcazioni coinvolte. Probabilmente la nostalgia per la Flotilla è ancora tanta ed è duro da accettare il fatto che in Medio Oriente si sia raggiunta la pace grazie a Donald Trump. Così alla mobilitazione partecipa anche il Global Movement to Gaza che dichiara "invadiamo le strade e blocchiamo tutto: diciamo no a una manovra che taglia sanità, scuola e welfare mentre aumenta la spesa militare. È inaccettabile. Torniamo a riempire le piazze anche e soprattutto per Gaza e la Palestina: politica e media compiacenti vorrebbero il silenzio sul genocidio, noi invece facciamo rumore". Secondo Stefano Parisi, presidente del Comitato 7 ottobre, le richieste dello sciopero sulla Palestina non hanno ragion d'essere e "non è una mobilitazione per la pace, bensì una manifestazione di odio verso gli ebrei".
Intanto il mondo dei sindacati è tutt'altro che unito come spiega anche il segretario Usb Liguria Maurizio Rimassa per cui la
frammentazione delle sigle sindacali indebolisce le cause alla base dello sciopero, non a caso la Cgil ha indetto un secondo sciopero generale il prossimo 12 dicembre e, come sempre, a pagarne le conseguenze saranno i cittadini.