Mario Draghi ancora non è riuscito a convincere tutti sulla possibilità che il governo di cui è a capo faccia un buon lavoro e sia in grado di riformare davvero questo Paese. Massimo Cacciari, infatti, in un'intervista rilasciata a La Stampa, non è per niente convinto della sua buona riuscita e non per le capacità del nuovo Presidente del Consiglio ma a causa della grande differenza valoriale di chi siede con lui nelle sale di Palazzo Chigi: "Come li metti d’accordo Forza Italia e Cinque Stelle sulla riforma della giustizia?".
L'ex sindaco di Venezia si è detto soddisfatto del discorso fatto ieri al Senato dal premier considerandolo: "Più puntuale di quelli che ci eravamo abituati a sentire negli ultimi insediamenti". Ha apprezzato anche l'emozionarsi di Draghi: "La sua storia intellettuale e culturale non è quella di un uomo gelido. Anche in Europa ha dimostrato di essere attento ai disagi e alle contraddizioni sociali". Cacciari si augura che possa essere così attento ai disagi sociali anche ora che dovrà guidare l'Italia e gestire i miliardi del Recovery Found, in particolare perchè, a detta sua, il virus è un moltiplicatore di disuguaglianze in quanto non colpisce tutti alla stessa maniera: "A pagare di più, a parte chi crepa, sono i giovani, le donne, i lavoratori fragili. Non so se esistano dati anche da noi, ma negli Stati Uniti le statistiche dicono che i meno abbienti, le persone disagiate, sono colpite dal contagio quattro volte di più di chi sta bene" . Ha aggiunto, inoltre, sempre parlando della pandemia che il nostro sistema di protezione è squilibrato e che non è possibile non vedere che: "Metà della popolazione è al sicuro mentre l’altra metà passa dai disagi gravissimi alla disperazione". La conclusione sarà, qualora non vengano prese delle contromisure una "rivolta sociale" in quanto non è possibile "ricorrere in eterno alla cassa integrazione senza mettere in crisi l’Inps" ed è qui che arriva la prima critica a Draghi da parte di Cacciari, colpevole di non aver parlato molto di questo tema.
Resta, inoltre, molto perplesso anche sulla possibilità che vengano realmente fatte delle riforme perchè nonostante, ieri, il nuovo Presidente del Consiglio abbia appellato il suo esecutivo come "semplicemente il governo del Paese", non avendo una maggioranza politica, ritiene che in realtà sarà un governo con un raggio d'azione assolutamente inesistente: "Con questo governo le riforme non le vedremo mai". Questo perchè, nonostante tutti i buoni propositi del discorso di ieri: "Draghi non è il Padreterno e non potrà fare in un giorno quello che non si fa da 30 anni. Vuole degli esempi? Lo ius culturae evocato da Zingaretti lo vedremo mai in un governo con Salvini? E sulla giustizia è possibile trovare un punto di caduta tra 5Stelle e Forza Italia? Dubito. E così sarà per il fisco o per una vera riforma della scuola".
Cacciari non ha apprezzato del discorso di ieri neanche i richiami storici ritenendo: "Il richiamo alla ricostruzione del dopoguerra benevolmente ridicolo" in quanto, nonostante come dice Draghi l'unità non sia un'opzione ma un dovere, chi fece la ricostruzione nel dopoguerra è stata la Dc con i suoi alleati lasciando fuori il Partito Comunista. Non ha apprezzato neanche il richiamo a Cavour in quanto avrebbe preferito che citasse, piuttosto che un perno del "centralinismo autoritario sabaudo" un federalista come Spinelli.
Lo scenario previsto da Cacciari è che Draghi affronti la crisi in maniera "socialmente sensibile" ma afferma che per un cambio di rotta concreto è necessario il contributo di tutti, non solo i soldi europei. Il Presidente del Consiglio interverrà, dunque, sulla pandemia organizzando un nuovo piano vaccinale ed usando "I soldi del Next Generation Eu anche per affrontare le gravi crisi industriali".
Cambiamenti interessanti li avremo anche da un punto di vista politico, in particolare sulle evoluzioni di Lega e M5s.
Riguardo i primi, Cacciari non esclude che dopo questa "svolta giorgiettiana" non si cambi leader di partito, per quanto concerne i secondi invece bisognerà capire per prima cosa: "Se esplodono o no". Qualora non accadesse, la via più naturale sembra federarsi con Pd e Leu. Lo stesso Cacciari si augura "trovino un modo per marciare divisi e colpire uniti".
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