«Onorevole, la richiamo all’ordine! Onorevole, la richiamo per la seconda volta. Onorevole, la espello, vada fuori dall’aula! Onorevoli, il vostro comportamento è inaccettabile, sospendo la seduta». L’escalation riportata in questo virgolettato fotografa una situazione di tensione tipica dell’aula di Montecitorio. Lo stenografico è pescato a caso tra i tanti resoconti che raccontano gli innumerevoli scontri incandescenti e ad armi verbali sguainate andati in scena tra il presidente di turno della Camera e i deputati. Sì, perché come confermano dall’Ufficio di Presidenza di Montecitorio, questa prima metà di legislatura sarà ricordata come la più litigiosa di sempre, almeno in termini di sanzioni adottate. I numeri? Le giornate di squalifica a fine ottobre erano 1840. Nelle altre legislatura a questo punto erano circa un terzo.
Cori, ingiurie, espressioni offensive, insulti sessisti, scontri fisici, tumulti, mancata ottemperanza dell’invito a lasciare l’emiciclo, evocazioni della violenza, cartelli esposti in aula. Le fattispecie sono innumerevoli e procedendo a ritroso con la memoria si ricordano diversi dibattiti con scene da far west. Su tutte le sedute dedicate al decreto Imu-Bankitalia con l’assalto ai banchi del governo da parte dei grillini e la famosa manata del questore Stefano Dambruoso alla deputata grillina, Loredana Lupo (per la quale Dambruoso ha chiesto ripetutamente scusa). In quell’occasione nel parapiglia dell’aula un commesso, nel tentativo di fermare l’assalto, si beccò perfino un morso dalla grillina Silvia Benedetti (per lei 12 giornate di squalifica) oltre a un paio di occhiali finiti in frantumi nella colluttazione. Oppure la rissa tra i banchi di Sel e Pd in occasione del dibattito sulle riforme costituzionali, con deputati in piedi sui banchi ed epiteti non proprio da educande («pezzo di m...»). Una seduta che fece scattare sanzioni per ben 66 deputati, puniti con provvedimenti che andarono da un minimo di 3 a 24 giorni e riguardarono parlamentari di M5S, Pd, Lega Nord, Sel e gruppo Misto, con i grillini veri e propri recordman dei cartellini rossi. «Abbiamo preso 616 giorni solo a questo giro», disse in quell’occasione Daniele Del Grosso.
L’ultima raffica di provvedimenti è arrivata nella riunione dell’Ufficio di Presidenza dello scorso 27 ottobre. In questa occasione vennero sospesi 18 deputati. Censura, invece, per i deputati grillini che in varie sedute dell’Aula avevano esposto cartelli e oggetti, con l’avvertimento che d’ora in avanti sarà adottata la linea dura e per casi analoghi sarà decisa la pena della sospensione. Censura anche per il deputato del Pd, Luciano Agostini, «reo» di aver mostrato il dito indice in aula, rivolto verso la tribuna. Tra i deputati sospesi, Ignazio La Russa (2 giorni); Alessandro Di Battista (5 giorni); Carla Ruocco (5 giorni) e 10 deputati leghisti (4 giorni).
Giova ricordare che la sospensione implica la non corresponsione della diaria (pari a 206,58 euro al giorno). Quindi se ad esempio si viene sospesi per dieci giorni si perdono più di duemila euro, non bruscolini. I più colpiti dalle sanzioni in questa legislatura sono i grillini e i leghisti. Questi ultimi recentemente sono stati sospesi in dieci per quattro giorni, ma per poter garantire la presenza del gruppo in aula, è stato concesso ai deputati di poterli scontare a turno.
Tra gli episodi più ricordati dagli stessi parlamentari ci sono alcuni exploit di Gianluca Buonanno che ha trascorso oltre un anno sui banchi di Montecitorio prima di essere eletto al Parlamento europeo. Il pirotecnico deputato leghista incassò 12 giorni di sospensione per aver esibito, dai banchi dell’emiciclo una spigola. Nei confronti di Buonanno pesarono anche i precedenti: essersi dipinto il viso di nero, aver esibito in aula un forcone, un paio di manette e un megafono.
«E’ vero, quantitativamente è la legislatura record come numero di sanzioni» conferma Gregorio Fontana, questore della Camera.
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