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Elisa era incinta, uccisa nel bosco dai cani La Bardot si schiera: «Ora fermate la caccia»

La giovane è morta dissanguata nella foresta di Retz, 80 chilometri da Parigi. «Sul corpo diversi morsi». Aveva avvisato il fidanzato: «Ho paura»

Manuela Gatti

Ventinove anni e incinta di sei mesi, è stata uccisa a morsi da alcuni cani mentre stava portando a passeggio il proprio. È successo in Francia, nella foresta di Retz, 80 chilometri a Nordest di Parigi. Nell'area era in corso una battuta di caccia al cervo con decine di bracchi. L'episodio, oltre ad avere avuto un forte impatto emotivo sull'opinione pubblica, ha riaperto il dibattito sulle condizioni di sicurezza - e sull'eticità - dell'attività sportiva.

Il fatto è accaduto sabato. Secondo le prime ricostruzioni Elisa Pilarski - questo il nome della vittima - grande cinofila e proprietaria di cinque cani, intorno all'ora di pranzo si era diretta con uno di questi, Curtis, nel bosco vicino a casa, nei dintorni del piccolo comune di Villers-Cotterets. Poco prima dell'aggressione, secondo quanto riferito ai media locali dalla procura di Soissons, che sta indagando sulla vicenda, la ragazza avrebbe telefonato al compagno Christophe dicendogli di non sentirsi al sicuro perché temeva che di lì a poco un gruppo di cani l'avrebbe assalita. Il partner, con cui la 29enne conviveva, si è precipitato da lei. L'uomo ha spiegato all'emittente francese BfmTv di essere arrivato sul posto e di aver visto l'auto di Pilarski. Non trovandola, si è inizialmente diretto verso un burrone, pensando che la donna vi fosse caduta dentro. In quel momento, però, ha visto venire verso di lui «circa 30 cani» e ha fatto marcia indietro. Seguendo i latrati dell'animale della compagna è riuscito a trovarla. La 29enne era già morta, con i vestiti «stracciati» e ferita «ovunque», come riporta ancora BfmTv. L'uomo non ha potuto far altro che chiedere aiuto a un vicino di casa affinché avvertisse la polizia.

Il procuratore Frédéric Trinh ha riferito che Pilarski «è stata morsa da diversi cani alla testa, al torso e agli arti superiori e inferiori». A provocarne il decesso, secondo il rapporto dei medici legali, è stata un'estesa emorragia interna, oltre al dissanguamento. Gli animali avrebbero continuato ad attaccarla anche post mortem. La dinamica della vicenda è ancora tutta da ricostruire. Il giornale locale «Le Courrier Picard» scrive che nella foresta di Retz - 13mila ettari popolati da cervi reali, caprioli e volpi - quel giorno si stava svolgendo una battuta di caccia. Al momento gli inquirenti stanno effettuando il test del Dna su 93 cani, compresi quelli che stavano partecipando all'attività e i cinque della vittima, per stabilire quale sia responsabile della sua morte e chi ne sia il proprietario. Nel frattempo è stato aperto un fascicolo per omicidio colposo.

Contattati dai media, i cacciatori in questione si sono difesi, spiegando che la morte della donna «non ha nulla a che vedere con i nostri cani». Anche l'Associazione francese di caccia ha replicato alle accuse con una dichiarazione ufficiale in cui si sottolinea che «non c'è alcuna prova di coinvolgimento» degli animali nella tragedia della foresta di Retz, e ricordando che i 30mila cani da caccia attivi nel Paese «sono addestrati per inseguire animali specifici e obbediscono all'uomo in ogni circostanza».

Nel frattempo, però, il dibattito sulla liceità della pratica è tornato ad accendersi. Tra le voci più note intervenute nelle scorse ore c'è quella dell'attrice e attivista Brigitte Bardot, da più di trent'anni alla guida dell'omonima fondazione a tutela degli animali.

In una lettera aperta indirizzata alla ministra francese per la Transizione ecologica, Élisabeth Borne, l'attrice ha chiesto di sospendere immediatamente «tutti i permessi di caccia per questa stagione».

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