
Roma - La chiamata alle armi per la battaglia per il «no» al referendum d'autunno riceve la sua ufficialità ieri, via WhatsApp e via mail. Sui telefonini e sulla posta elettronica di tutti i coordinatori regionali ed alcuni parlamentari azzurri arriva il messaggio di Sestino Giacomoni, segretario della Conferenza dei coordinatori di Forza Italia, e oggi uomo molto presente ad Arcore. «Il presidente Berlusconi - si legge nel messaggio - sottolinea l'importanza di mobilitare i coordinamenti regionali e provinciali in vista del referendum d'autunno. Solo alcune Regioni hanno inviato elenchi e iniziative da mettere in campo durante l'estate per la campagna per il no. L'auspicio è che lo facciano tutti, coinvolgendo anche i parlamentari di Forza Italia».
Insomma, la tesi secondo cui il Cavaliere voglia fare una battaglia soft sul referendum preferendo che questo governo non cada viene smentita dalla nota che parte direttamente da Arcore. Per l'ex premier le riforme non devono passare e se questo comporta l'uscita di scena di Rezi beh... Meglio ancora. Non si tratta solamente di una sorta di vendetta nei confronti di chi non ha rispettato le clausole del patto del Nazareno; ma la strategia nasce dalla convinzione che il premier non è in grado di risolvere i gravi problemi che attanagliano il Paese. L'obiezione che così facendo c'è il rischio di provocare la chiamata alle urne e la probabile consegna del governo a Grillo e Casaleggio viene smontata così: il capo dello Stato non scioglierà le Camere; un'altra maggioranza, in questo Parlamento, si troverà in soli due minuti. E, chissà, potrebbe essere una maggioranza allargata e molto più solida di quella attuale. Il compito del nuovo governo e della nuova maggioranza potrebbe anche essere minimo e comprendere l'approvazione di una nuova legge elettorale superando tutte le storture dell'Italicum.
Ma il Cavaliere, specie in questo frangente di convalescenza post operatoria, non si spinge oltre: ha bisogno di riposo e le priorità in questo momento sono altre. In primis c'è da seguire la tabella di marcia stilata dai medici per la sua riabilitazione completa. Certo, la politica non manca mai a villa San Martino. E se giovedì a pranzo ha riunito attorno al tavolo i capigruppo di Camera e Senato, Brunetta e Romani, a sera ha voluto accanto a sé il governatore della Liguria e suo consigliere Giovanni Toti. Molto calcio, davanti alla semifinale degli Europei Francia-Germania, e pochi ragionamenti politici. Né sul futuro del governo né tanto meno sul partito. Toti, tra l'altro, è forse l'azzurro che più s'è spinto oltre nei ragionamenti sul futuro di Forza Italia: ha più volte parlato di congresso, e di uno statuto della federazione del centrodestra per mettere nero su bianco le regole dello stare insieme; compresa quella della scelta della futura leadership della coalizione.
Tutti discorsi che, in queste ore, da Arcore vengono frenati. Come a dire: non è certo il momento di parlare di questo. Cautela. Come cautela si usa nel trattare i movimenti in atto nei centristi dell'attuale maggioranza.
Non è un mistero che alcuni parlamentari dell'Ncd si stiano contorcendo dal mal di pancia a rimanere sul carro renziano. E soprattutto non vedono lì il proprio futuro. Ma da qui a spalancare loro le porte azzurre ce ne corre. Anche per non irritare chi a Berlusconi è sempre rimasto fedele nel bene e nel male.