Emilio e Giuseppe, i due agenti italiani, sono appostati in macchina sul bordo della strada di un quartiere a Santa Cruz de la Sierra, popolosa città della Bolivia. E filmano Cesare Battisti, che cammina un po' ciondolando sul marciapiede costellato di negozi. Il super latitante è mezzo camuffato con una barbetta a pizzetto, occhiali scuri, maglietta nera senza maniche e pantaloni blu. Sembra assolutamente tranquillo, anche se un po' barcollante forse per gli effetti di una sbronza.
«Da qualche giorno avevamo ristretto la zona di ricerche a un quartiere di Santa Cruz grazie alle intercettazioni telematiche, ma non eravamo ancora riusciti ad individuare il fuggitivo» spiega a il Giornale una fonte del Viminale che conosce l'operazione. «Poi nel pomeriggio inoltrato di sabato Battisti è stato notato che passeggiava e i nostri poliziotti l'hanno filmato - continua la fonte - Il video è servito a fare un riscontro facciale grazie all'arcata delle sopracciglia e altri tratti somatici. Alla fine dei riscontri, che non sono durati molto, abbiamo dato il via libera ai boliviani per arrestarlo».
Sabato verso le 20 (l'una di notte in Italia) è finita la latitanza dell'ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo, che durava da 37 anni. Agli agenti boliviani Battisti ha risposto in portoghese mostrando un documento brasiliano con il suo nome. In tasca aveva l'equivalente di un dollaro e mezzo e puzzava di alcol. Nelle foto scattate al comando della polizia locale la primula rossa sembra rispondere con un ghigno, ma in uno scatto si vede il volto tagliato a metà per non venire riconosciuto di uno degli italiani protagonisti dell'arresto. Un agente della Criminalpol, che indossa il giubbotto scuro senza maniche con lo stemma dello Scip, il servizio per la Cooperazione internazionale. L'altro agente italiano coinvolto nella cattura fa parte della centrale dell'Antiterrorismo a Roma. I due poliziotti italiani non mollano un attimo Battisti da quando è stato ammanettato. L'operazione segreta che ha portato alla cattura del super latitante ha coinvolto anche l'intelligente. La fase cruciale guidata come attività investigativa dalla Digos di Milano in sintonia con la Procura è entrata nel vivo lo scorso ottobre in collaborazione con l'Aise, i servizi segreti per l'estero.
«Da una settimana stavamo stringendo il cerchio attorno a Battisti a Santa Cruz. Dopo essere sparito dal Brasile ha avuto più luoghi di dimora, ma alla fine lo abbiamo rintracciato in base ad alcuni spostamenti. La sua rete di appoggio lo ha sicuramente aiutato, ma pure favorito il nostro lavoro di pedinamento» spiega la fonte de Il Giornale. Una filiera composta da personaggi di sinistra e altri soggetti che Battisti ha conosciuto negli anni della latitanza. Grazie a un sistema sofisticato di intercettazione e monitoraggio su computer, tablet e telefoni di mail, chiamate e accessi a internet, Battisti è stato individuato in Bolivia, anche se usava di continuo cellulari usa e getta. Prima lo hanno segnalato a La Paz, la capitale, e poi in quattro punti distinti di Santa Cruz. La squadra italiana sarebbe già arrivata a Natale nel paese sudamericano. Il 21 dicembre, rivela un'altra fonte del Giornale coinvolta nella caccia, Battisti ha «presentato una richiesta di asilo alla Commissione nazionale per i rifugiati e i boliviani ci hanno avvisato». Almeno una trentina di uomini in Italia e all'estero lavoravano sul caso da mesi. «È stata sempre mantenuta la segretezza per evitare false speranze ai parenti delle vittime e allertare Battisti - spiega la fonte - Fra di noi lo chiamavamo il cantante, dato che ha lo stesso cognome di un famoso cantautore».
Nel giugno scorso a una riunione dell'Interpol a Lione, alti funzionari del Viminale si incontravano con il capo della polizia brasiliana, Rogério Galloro, di origine italiane. Il 15 ottobre veniva sollecitata tramite l'Interpol «la massima attenzione ad eventuali tentativi di allontanamento del latitante» dal Brasile e allertati i Paesi confinanti.
«Purtroppo la polizia brasiliana si è fatta sfuggire Battisti - spiega una delle fonti de Il Giornale - ma la squadra di agenti italiani arrivata nel Paese in novembre ha raccolto delle informazioni importanti, che ci hanno permesso poi di individuarlo in Bolivia».
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