"Equivoci e ignoranza. I giudici scienziati un horror all'italiana"

Intervista a Luca Simonetti. Dalla Colonna infame al sisma in Abruzzo. "Quante sentenze contrarie ai dati di realtà"

"Equivoci e ignoranza. I giudici scienziati un horror all'italiana"

Un caso giudiziario del 1630 e uno del 2009. La Milano invasa dalla peste e L'Aquila distrutta dal terremoto. Parte anche da lontano, ma considera un mondo molto vicino - il nostro - il libro di Luca Simonetti, La scienza in tribunale (Fandango, pagg. 256, euro 18, in libreria da lunedì): un mondo dove, come accade nella Storia della colonna infame di Alessandro Manzoni, possono avvenire errori giudiziari clamorosi. Specialmente se si parla di questioni scientifiche. Infatti il sottotitolo del volume di Simonetti (avvocato e scrittore) è: «Dai Vaccini agli Ogm, da Di Bella al terremoto dell'Aquila: una storia italiana di orrori legali e giudiziari».

Simonetti, perché ha deciso di occuparsi proprio della «scienza in tribunale»?

«Avevo l'impressione che quando il diritto, sia a livello di legislazione, sia di applicazione, ha a che fare con la scienza, si arrivi a un cortocircuito, cioè a conclusioni errate rispetto a quello che la scienza ci dice».

E quell'impressione che aveva...?

«Si è rivelata fondata. In Italia, quando c'è un tema scientifico, il diritto si rivela drammaticamente incapace di tenere conto dei risultati della scienza».

L'Italia è una pecora nera?

«Fenomeni simili accadono anche altrove. Però da noi la situazione è più grave, per una serie di inadeguatezze. Per esempio, la causa originaria sul legame fra autismo e vaccini fu mossa in Gran Bretagna; però loro hanno rimediato da tempo, mentre noi andiamo avanti a parlarne».

La scienza suscita sospetto?

«La scienza non è facile. Ma in Italia ci sono settori della cultura, dei media e della politica che speculano sulla diffidenza del cittadino comune».

Quando parla di «cortocircuito» che cosa intende?

«I casi in cui i risultati giudiziari sono contrari a quelli della scienza. Per esempio, su vaccini e autismo la scienza dice che il legame non c'è; in Italia, molte sentenze dicono il contrario».

Come è possibile?

«Ci sono varie spiegazioni. Primo: non esistono criteri univoci per la selezione degli esperti, i consulenti tecnici d'ufficio a cui ricorre il giudice per valutare la verità di una certa informazione».

Che significa?

«Che negli Albi ce ne sono con qualifiche varie, alcuni incompetenti. Per esempio, nel caso dei vaccini, periti diversi hanno dato risposte diverse».

E i magistrati?

«Anche a questo livello ci sono carenze, sia per quanto riguarda la capacità di valutare il merito scientifico di una questione, sia per la consapevolezza di quando sia il caso di rimettere il giudizio a un esperto vero».

Non sarà colpa solo dei consulenti.

«No, in certi casi l'incompetenza è talmente chiara... Però non è neanche colpa solo dei giudici. La situazione è identica quando il Parlamento mette mano a queste cose. È un problema di cultura».

Nel libro propone tre categorie di errori: capri espiatori, miracoli e sarchiaponi. I primi?

«Viene individuato un presunto responsabile di certi fenomeni, senza preoccuparsi di quello che dice la scienza. Per esempio: il legame fra vaccini e autismo, il caso Xylella - un batterio che attacca gli ulivi, in Puglia - e il processo agli esperti della Commissione grandi rischi dopo il terremoto dell'Aquila, accusati di avere erroneamente rassicurato la popolazione sulle scosse».

I miracoli?

«I casi in cui si attribuiscono capacità straordinarie di guarigione a pretesi santoni... Di Bella, Stamina. Ci sono iniziative, anche di legge, che consentono una sperimentazione o un accesso gratuito a cure senza fondamento, sull'onda dell'emozione e della speranza. C'è una grande responsabilità dei media».

E i sarchiaponi alla Walter Chiari?

«Far credere a un animale che non esiste. Gli Ogm. Non esiste in natura un vegetale, di quelli che mangiamo, che non sia geneticamente modificato».

E i tribunali?

«Ah no, questa volta il responsabile è stato il Parlamento, che ha sempre ostacolato la coltivazione di Ogm in Italia, anche quando l'Unione europea la rendeva possibile».

Perché dice che il processo dell'Aquila è stato «un horror all'italiana»?

«Una Procura della Repubblica con un minimo di attenzione avrebbe dovuto capire subito che i bersagli erano sbagliati. Eppure sette persone sono state condannate in primo grado, e una di esse anche con sentenza definitiva. Del resto, il pm disse pubblicamente: Speriamo di arrivare a un risultato conforme a quello che la gente si aspetta».

Gli errori giudiziari...

«Si fanno. Per questo esistono appello e cassazione».

Quello dell'Aquila fu un processo alla scienza?

«L'argomento è scivoloso. Però la sentenza di primo grado dice che nessuno pretende si prevedano i terremoti, e di non volere contestare le conclusioni scientifiche degli esperti; poi, in realtà, le contesta».

Di questi casi, quale l'ha colpita di più?

«Il più scandaloso

credo sia Xylella, per la distorsione delle norme giuridiche a fine politico. Ma sono tutti casi estremi. Del resto, le sentenze sbagliate si somigliano tutte: forzature ed equivoci tendono a ripetersi, come insegna Manzoni».

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