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Expo, le mappe ubriache. Sparito il padiglione vino

Gaffe dell'organizzazione, un milione di piantine distribuite incomplete. Le successive saranno corrette

Expo, le mappe ubriache. Sparito il padiglione vino

Milano - Il padiglione del vino, questo sconosciuto. Dovrebbe essere uno dei punti di forza dell'Italia a Expo, vanto e vetrina delle eccellenze nostrane. Eppure non è segnalato sulle cartine ufficiali dell'Esposizione. Così come sulle mappe on line . Niente di niente. Dopo oltre due settimane dall'apertura, l'organizzazione non ha ancora rimediato alla gaffe.

Il direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani, che finora è stato zitto, esaurisce il limite di tolleranza. Non esplode ma, con garbo, si sfoga in un tweet: «Forse sarebbe utile localizzare il padiglione vino su mappe, sito e app. E dire agli Info point dove si trova. Basta davvero poco».

A breve le mappe di Expo saranno corrette. Da qui alla fine della manifestazione ne saranno distribuite 13 milioni: il primo milione purtroppo è andato in stampa sbagliato, condannando il padiglione all'effetto fantasma. Ma dal prossimo lotto di mappe, pubblicate entro la fine del mese, si dovrebbe rimediare all'errore. Anche la cartellonistica lungo il decumano dell'Expo lascia un po' a desiderare e va migliorata. «Ma ci hanno promesso che entro l'inaugurazione ufficiale del 23 maggio sarà tutto sistemato».

Detto questo, non si può certo dire che al padiglione manchi visibilità. A fare da vetrina alla struttura è un enorme acino d'uva. Che tuttavia, nelle scorse settimane, è stato scambiato da parecchi per una melanzana gigante. Lo staff del padiglione se ne rende conto ma minimizza. «In effetti non dava l'idea di acino. Ma solo perché non era ancora completo. Ora è più dettagliato. Completati anche i pezzi mancanti del padiglione, che ora è davvero pronto per uscire dall'ombra. Sono state sistemate tutte le postazioni tecnologiche e i video che accompagnano in una degustazione guidata dei vini. E la struttura, che comunque accoglie visitatori dal primo maggio, aspetta gli accorgimenti finali per arrivare al top della forma. Fiore all'occhiello del padiglione, la cui parte scientifica è curata da un comitato insediato dal ministero delle Politiche Agricole e presieduto dal più noto enologo italiano, Riccardo Cotarella, è la Biblioteca del Vino, una vera e propria sala di degustazione, arredata come fosse una sala di lettura. Al suo interno sono archiviati 1400 vini e distillati provenienti da tutte le regioni d'Italia, custoditi come altrettanti titoli letterari, ognuno con la sua storia da raccontare, il suo autore e un futuro cui guardare insieme.

Le diatribe «alcoliche» a Expo non si limitano ai calici. Riguardano anche la birra. La battaglia stavolta si consuma tra Unionbirrai, l'associazione che rappresenta la cultura brassicola artigianale in Italia, e birra Moretti che, all'interno del villaggio internazionale, ha un padiglione e risulta fra i partners ufficiali. In parecchi parlano delle bottiglie Moretti come di birre artigianali. Ma Unionbirrai contesta: «È una delle tante storie in cui una multinazionale, neppure italiana, si approfitta delle nostre eccellenze e della percezione di qualità che all'estero si ha del nostro settore alimentare, per vendere i propri prodotti per il profitto».

I mastri birrai artigianali contestano a Moretti di utilizzare «estratti» di materie prime, dalla mela renetta all'arancia, cosa tipica delle produzioni industriali.

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