Il facile sì del Colle: "Ma il vero esame sarà a dicembre"

La legge di Stabilità non piace proprio a nessuno, tutti gli enti e le autorità che l'hanno esaminata infatti l'hanno bocciata. Tutti tranne il Colle: quando gli è arrivata, Sergio Mattarella ci ha messo soltanto un paio di giorni per firmarla e mandarla alle Camere

Il facile sì del Colle: "Ma il vero esame sarà a dicembre"

Roma - I rilievi della Corte dei Conti, che preferiva «un intervento sull'Iva» e ora accusa il governo di «lasciare nodi irrisolti». I forti dubbi della Banca d'Italia, secondo cui era meglio «ridurre il debito per mantenere la fiducia dei mercati». Le critiche dei tecnici di Camera e Senato: «L'abolizione della Tasi metterà in difficoltà tutti i sindaci». Il grido di dolore delle Regioni. «I due terzi dei tagli li vogliono da noi - sostiene Chiamparino - se non cambia qualcosa rischiamo di sparire». Per non parlare della sinistra Pd, che tira in ballo la Costituzione. No, la legge di Stabilità non piace proprio a nessuno, tutti gli enti e le autorità che l'hanno esaminata infatti l'hanno bocciata. Tutti tranne il Colle: quando gli è arrivata, Sergio Mattarella ci ha messo soltanto un paio di giorni per firmarla e mandarla alle Camere.

Un timbro ultrarapido, un via libera senza condizioni, la voglia di non disturbare il manovratore? In realtà, spiegano al Quirinale, quello del presidente è stato un atto dovuto, un'autorizzazione a presentare il testo in Parlamento «per il necessario confronto» tra le forze politiche. Il controllo vero sarà fatto a dicembre, quando la Finanziaria di Renzi tornerà sul Colle dopo le modifiche, gli emendamenti e i voti. Solo allora il capo dello Stato potrà entrare nel merito, esaminando eventuali profili di costituzionalità e facendo le pulci alle coperture economiche dei provvedimenti.

Certo, forse un filo di malessere si è già registrato un paio di settimane fa per la «poco protocollare» modalità del trasferimento degli atti tra i due palazzi. Dall'approvazione della manovra da parte del Consiglio dei ministri e dalla conferenza stampa di Matteo Renzi tutti numeri e diapositive, il 15 ottobre, all'arrivo delle carte al Quirinale sono passati dieci lunghi giorni, necessari a Padoan per far quadrare i conti. Intanto, mentre l'opposizione, i sindacati e la minoranza interna già protestavano per l'una o l'altra misura annunciata dal premier, il capo dello Stato aspettava.

E sabato 24, quando finalmente l'incartamento è arrivato, Mattarella era già in viaggio per Bari per il congresso dell'Anm.

In poche ore il dipartimento per gli Affari giuridici, guidato da Giancarlo Montedoro, e quello per gli Affari economici, diretto da Giuseppe Fotia, hanno verificato che il testo aveva una sua almeno apparente coerenza. Sabato sera era tutto pronto. Ma prima di firmare il presidente ha preferito aspettare un'altra mezza giornata. Deve aver pensato: se non hanno fretta loro...

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