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Faide e tessere gonfiate. Bomba Sud sul Pd di Letta

Ad Avellino 10mila nuovi iscritti in pochi giorni. Azzerato il congresso in Puglia: violato lo Statuto

Faide e tessere gonfiate. Bomba Sud sul Pd di Letta

Lo scandalo delle tessere «gonfiate» travolge il nuovo corso lettiano del Pd al Sud. La bomba esplode in Campania. Ancora una volta nella terra dei cinesi «elettori» alle primarie e delle fritture di pesce «promesse» da Vincenzo De Luca. Stavolta il Pd supera ogni calcolo statistico.

L'impresa è destinata a riempire le pagine dei volumi dei guinness dei primati: alla federazione dem di Avellino, città della Campania, sono state sottoscritte in meno di una settimana 10mila tessere. Un record. La media di mille tessere, online, al giorno: 44 sottoscrizioni ogni ora. Chapeau.

Tutto attraverso i circuiti telematici del Pd. Gli iscritti nel Pd sono schizzati in una settimana alla quota record di 10.400. In una provincia dove alle ultime politiche (2018) il Pd ha raccolto appena 15mila voti.

Nell'area metropolitana di Napoli che conta quasi due milioni di abitanti, le tessere sottoscritte al 2020 non superano le 5mila unità. La metà delle adesioni nella sola Avellino che di abitanti ne fa 400mila. Lo scandalo rischia di trascinare i vertici locali Pd nella bufera: le tessere pare siano state pagate tutte con le stesse carte di credito ricaricabili. E dunque il pericolo di un'inchiesta della magistratura è dietro l'angolo. Il boom di tessere pare sia figlio di una guerra tra bande. A nulla sono valsi i tentativi di mediazione di Letta. Il parlamentare Michele Bordo, spedito dal Nazareno, sarebbe pronto ad annullare tesseramento e congresso.

Il Sud si conferma terreno minato per Letta. Dalla Campania alla Puglia: il copione è identico. Il congresso Pd finisce a carte bollate, veleni e accuse: partito commissariato anche nella Regione guidata da Michele Emiliano. Da Roma è arrivato un funzionario rosso: Riccardo Tramontana. In Puglia non c'è la bomba delle tessere gonfiate. Ma un ricorso, accolto dalla commissione di garanzia, che dispone lo stop al congresso regionale e provinciale. Congresso che vedeva schierato per la guida del partito a livello regionale un solo candidato: Marco Lacarra, coordinatore uscente sostenuto da Emiliano e dal sindaco di Bari Antonio Decaro. La candidatura sarebbe viziata da alcune anomalie previste nello Statuto. Tutto azzerato. Si riaprono i termini. In Puglia in ballo ci sono le candidature alle prossime elezioni politiche. La conquista della segreteria regionale diventa passaggio fondamentale per chi spera in un seggio in Parlamento. Letta tace. E si affida ai burocrati romani.

Ma in Puglia è esploso un altro caso: il senatore Dario Stefàno si è sospeso dal partito dopo che il presidente Emiliano ha battezzato la ricandidatura del primo cittadino di Nardò Pippi Mellone, vicino a Casapond. Una resa dei conti tra antifascisti. E poi c'è la Calabria. Dopo la scoppola alle regionali i veleni continuano. Anche in Calabria, il partito è guidato da un commissario: Stefano Graziano, ex consigliere regionale della Campania. Lo scontro è contro l'ex governatore Mario Oliverio, colpevole di aver presentato una candidatura autonoma alle regionali. Graziano ha espulso Oliverio dal partito. Letta si tiene alla larga dai guai del Sud.

Ma i disastri rischiano di arrivare fino a Roma.

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