Una falange di donne "sangue e preghiere"

Nel gruppo una rete di mogli di mujaheddin combattenti tutti legati all'Isis

Una falange di donne "sangue e preghiere"

Una cellula dell'Isis smantellata in Kosovo, il gruppo dei Leoni dei Balcani e l'attacco a Vienna del 2020 sono i tasselli del puzzle del terrore legati alla jihadista arrestata a Milano. Non solo: «Bleona Tafallari faceva parte di una rete femminile delle mogli dei mujaheddin legati allo Stato islamico» rivela al Giornale una fonte investigativa. L'inchiesta «conferma l'esistenza dei Leoni dei Balcani, un gruppo jihadista attivo in Kosovo, Albania, Macedonia del Nord e con addentellati da noi nell'Europa occidentale».

Il 10 ottobre l'antiterrorismo kosovaro arresta cinque terroristi legati allo Stato islamico. Nel blitz vengono sequestrate granate, esplosivi, fucili mitragliatori e droni. La cellula, sotto sorveglianza da agosto, pianificava attentati in Kosovo, ma forse anche in altri paesi europei. I seguaci del Califfo finiti in manette sono Ardian Gjuraj, Nuhredin Skenderi, Ergim Syla, Mentor Bellaqa and Shkodran Krasniqi. La jihadista di Milano era in stretto contatto con le mogli di Gjuraj e Skenderi «e su un nuovo cellulare che le abbiamo sequestrato sarà interessante scoprire le chat della rete femminile» fa notare la fonte del Giornale.

Ardian Gjuraj, il capo cellula, era stato condannato nel febbraio 2018 a un anno e 5 mesi per terrorismo, ma poi rilasciato dalla Corte di appello. Fra il 2014 e 2015 si era radicalizzato in Germania aderendo all'Isis e aveva cercato di entrare in Siria per combattere con lo Stato islamico, ma i turchi lo avevano fermato e rimandato indietro.

Il volontario mancato della guerra santa fa parte dei «Leoni dei Balcani», un gruppo jihadista che si è sviluppato nell'ex Jugoslavia, lungo la matrice etnica albanese con nuovi adepti e veterani rientrati dai campi di battaglia del Medio Oriente. Dall'ex Jugoslavia sono partiti 1070 volontari della guerra santa, comprese donne e bambini. Ben 460 sono rientrati dopo la sconfitta del Califfato, 260 solo in Kosovo.

In febbraio un rapporto dell'Onu presentato al Consiglio di sicurezza faceva emergere la minaccia «dei Leoni dei Balcani, una rete internazionale di elementi basati in Austria, Germania, Svizzera» e soprattutto in Kosovo, Albania e Macedonia del nord.

Gli investigatori dell'Onu evidenziavano che «Kujtim Fejzulai, con la doppia cittadinanza macedone e austriaca, arrestato per aver tentato di raggiungere l'Isis in Siria» faceva parte dei Leoni dei Balcani. Kujtim è l'attentatore islamico che il 2 novembre 2020 ha ucciso 4 civili e ferito 23 persone a Vienna. Il terrorista «era in contatto con due militanti macedoni che vivevano in Germania collegati all'italo kosovara individuata a Milano» spiega la fonte. Il trait d'union è il marito della jihadista a piede libero in Germania.

Dei Leoni dei Balcani faceva parte anche Komron Zukhurov, un tajiko arrestato l'anno scorso a Tirana, che voleva colpire le basi americane in Germania. Il primo settembre del 2020 sono stati arrestati in Macedonia, tre albanesi rientrati dalla guerra in Siria. Come l'attentatore di Vienna sono stati in carcere per venire poi inseriti in un programma di riabilitazione.

Durante il percorso di finto abbandono della guerra santa preparavano un attacco terroristico. La jihadista di Milano è l'ultima adepta dei Leoni dei Balcani, che aveva già pronunciato la nenia del martirio dei kamikaze dell'Isis pronti a farsi saltare in aria.

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