
Il fallimento dei negoziati Onu sulla plastica è stato letto dai nostri media come un disastro. Sul tavolo c'erano molte questioni tecniche (elenchi di sostanze da vietare, obiettivi globali nella produzione di polimeri plastici primari, economia circolare ecc.), ma anche stavolta nulla s'è deciso. Come ha sottolineato la commissaria europea Jessija Roswall, la Ue nutriva tante speranze che però sono state frustrate dalla contrarietà della maggioranza dei 183 Paesi. Per Greenpeace, l'insuccesso sarebbe conseguente all'azione della "lobby del petrolio". Se è indubbio che quanti dipendono dall'estrazione del petrolio sono ora soddisfatti di tale esito, limitarsi a tale lettura complottista impedisce di capire le cose.
Alle Nazioni Unite, infatti, è andato in scena lo scontro tra mondi e culture che non s'intendono. Da un lato c'è soprattutto l'Europa, che ha le sue priorità. Il Vecchio Continente non cresce, né è interessato a farlo: antepone i temi ambientali a ogni altra cosa e persegue una visione globalista che auspica regole vincolanti a livello mondiale. Gli europei hanno pure sostenuto un'iniziativa, la High Ambition Coalition, per un trattato vincolante. Anche se taluni membri dell'Unione non hanno aderito (Lituania, Malta, Polonia, Lettonia e Ungheria), la coalizione poggia soprattutto sull'attivismo di Bruxelles.
Dall'altro lato abbia un fronte variegato per interessi e ideologia, che va dagli Stati Uniti all'India, dalla Cina all'Etiopia, dal Brasile all'Argentina. Le posizioni sono anche assai distinte, ma questi Paesi e molti altri (la maggioranza) non hanno accettato nessuna delle bozze e soprattutto hanno scartato ogni proposta volta a intervenire in termini radicali. Ovviamente tutti si sono detti consapevoli dell'importanza della tutela dell'ambiente, ma non è condivisa la volontà di sacrificare lo sviluppo civile e umano sull'altare di un ambientalismo dogmatico e, soprattutto, il progetto di dar vita a super-poteri globali.
Se quindi le bozze redatte da Luis Vayas Valdivieso, presidente del comitato negoziale, sono state
bocciate un motivo c'è; e non si deve credere, come la stampa europea racconta, che tutto si debba alla malizia di pochi. Greenpeace può anche ripetere i suoi slogan ma la realtà è ben diversa e va tenuta in considerazione.