"È fallito il modello americano del Pd"

L'esperto di tv: "Hanno copiato i Democratici Usa e sono finiti come House of cards"

"È fallito il modello americano del Pd"

nostro inviato a Stresa (VB)

La politica all'americana. La ricerca spasmodica del nuovo, l'irruzione del digitale, infine gli intrighi modello House of cards. Sembra di stare a Washington, invece siamo fra Firenze e Roma, il fondale delle frenetica ascesa di Matteo Renzi. Carlo Freccero, intellettuale e componente del cda Rai, tratteggia la parabola dell'ex premier nel corso di un affollato convegno promosso a Stresa da Fondazione Iniziativa Subalpina.

Freccero, a Stresa si parlava di leadership e lei si è concentrato su Renzi.

«Renzi ha copiato ed estremizzato il modello americano. Ora vacilla e la sua crisi, se ci pensiamo, è parallela a quella del Partito Democratico. Non a caso la celebre serie House of cards descrive il Partito Democratico, non i repubblicani».

Restiamo in Italia. Renzi ha rottamato la nomenklatura rossa, ha espropriato la ditta di D'Alema e Bersani. Un'impresa straordinaria.

«Nessuno discute le sue capacità. Ma mi interessa un altro tratto: all'inizio del suo cammino Renzi ha incrociato il favore delle élite, i poteri forti, per usare un'espressione facile e retorica, ma efficace, lo hanno benedetto dai grandi giornali».

Renzi come un prodotto delle élite?

«Mettiamola così: Renzi in una prima fase era funzionale ad un certo disegno di potere che aveva ed ha bisogno, come sempre, di apparire nuovo, di svecchiare, di offrire al popolo l'idea di un'alternativa».

Milioni di persone si sono identificate in lui. Se l'è scordato?

«Per niente. Lui ha assorbito la lezione americana: il voltare pagina, in altre parole la rottamazione, la Rete, persino le maniche obamiane, arrotolate, della camicia».

Renzi ha seguito la strada segnata da Berlusconi?

«Con una differenza fondamentale. Berlusconi ha un pregio: è populista».

Un pregio?

«Berlusconi è il papà della tv commerciale».

Prosegua.

«Nella tv commerciale il pubblico, il popolo prende in mano il telecomando, la propria vita e da passivo diventa attivo. Volta le spalle alla tv pedagogica delle élite».

Oggi molti leader, in tutta Europa e non solo, sono populisti.

«Appunto: populisti o sovranisti. Più autentici, più vitali. E dunque provano a dare risposte ai problemi drammatici che si sono aperti. Al conflitto sociale. Insomma, sono l'espressione, magari confusa o pasticciata, delle istanze popolari che le oligarchie ignorano».

Come Trump?

«Hillary Clinton ha distrutto la sinistra, era la bandiera delle oligarchie, aveva dalla sua parte i grandi giornali, le tv, Hollywood, gli scrittori più accreditati, ma il popolo ha capito ed è andato da un'altra parte».

Solo malcontento e protesta?

«Le oligarchie americane sfornano i candidati a colpi di sondaggi, li confezionano come prodotti di marketing, oggi sui sondaggi si pattina come sul ghiaccio».

Col rischio di sbagliare?

«Mi pare che gli abbagli si siano ripetuti. Il modello americano è molto seduttivo ma non è infallibile».

Oggi, come è emerso nel dibattito a Stresa, si assottigliano fino a scomparire, le scuole di partito, gli oratori, le sezioni sindacali, insomma i luoghi di formazione tradizionale. Però ci sono i follower.

«Renzi ha catturato molti follower. È il succo della scuola Usa, cinica e volubile, capace di creare un candidato in provetta e poi di abbandonarlo in un attimo».

Ma oggi, come abbiamo visto nella vicenda di Banca d'Italia, i grandi giornali e le alte cariche dello Stato si schierano contro Renzi. Come mai?

«Il prodotto è esaurito, è scaduto, ne cercheranno un altro».

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