Falso in bilancio, danni alle imprese

Le falle della nuova legge: "Troppa ingerenza dei giudici nelle società"

Falso in bilancio, danni alle imprese

Roma - Niente criteri rigorosi, grande incertezza e troppa discrezionalità lasciata ai giudici. La legge del 2015, che con il reato di falso in bilancio prometteva di assestare duri colpi alla corruzione, mostra le sue pecche. Non è positivo il bilancio fatto al convegno a Palazzo San Macuto in cui politici, magistrati, avvocati, commercialisti, finanzieri e docenti universitari si sono confrontati sul tema: «Il nuovo falso in bilancio: falso valutativo e suoi riflessi sui reati tributari».

Accusa il presidente dell'Ordine degli avvocati di Roma, Mauro Vaglio: «Il rischio è che il singolo giudice diventi legislatore caso per caso. Serve maggiore chiarezza». Procedibilità d'ufficio e mancanza di soglie sono i problemi segnalati da Michele Vietti, già vicepresidente del Csm e sottosegretario alla Giustizia: «Si avvia comunque l'azione penale, anche se non porta a nulla. È difficile pensare ora ad un intervento legislativo, ma possiamo cercare di orientare la giurisprudenza secondo il principio di ragionevolezza. La norma, così com'è scritta, rischia di introdurre degli automatismi che portano ad un'ingerenza giudiziaria nelle società che, in nome della trasparenza, possono creare altre difficoltà a piccole e medie imprese, spina dorsale della nostra economia».

Nata la riforma, subito iniziano i guai. Il testo è ambiguo, due sentenze della Cassazione sostengono la parziale abrogazione del falso valutativo, due il contrario. Per evitare un colpo di spugna su processi in corso e definitivi, intervengono le Sezioni Unite della Cassazione, che a marzo 2016 salvano la faccia al governo.

Ora la dem Donatella Ferranti, presidente della Commissione Giustizia della Camera, spiega che «il sistema precedente, con una sostanziale depenalizzazione, non ha funzionato e ci si chiedeva un cambiamento. Ma bisogna valutare come ha funzionato la legge, senza arroccamenti». Confessa qualche «frettolosità» in commissione e di essere «saltata sulla sedia» per certe sentenze della Cassazione. «Una legge non è mai perfetta - ammette - è frutto di una mediazione politica». Anche Marina Sereni, vicepresidente Pd della Camera, dice di voler ascoltare gli esperti, per capire l'impatto delle norme.

Per Paola Severino, rettore Luiss, paletti troppo rigidi possono essere sbagliati, ma «è necessaria la specializzazione del magistrato, che non può occuparsi di tutto, dalla violenza carnale al falso in bilancio». Gli effetti economici della legge? «Ci vuole tempo per fare un bilancio», dice il direttore dell'Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi.

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