Favignana come Alcatraz. Tre detenuti evadono calandosi con le lenzuola

Hanno approfittato del buio e hanno segato le sbarre della cella. Tra loro un ergastolano

Favignana come Alcatraz. Tre detenuti evadono calandosi con le lenzuola

Fuga da film dal carcere di massima sicurezza di Favignana. Gli evasi, tra cui un ergastolano, sono a piede libero, ricercati in tutto lo Stivale. Sono Adriano Avolese, originario di Pachino, condannato all'ergastolo per l'omicidio del 24enne Sebastiano Di Rosa nel 2002, ucciso per vendetta nei confronti del fratello che avrebbe messo gli occhi sulla moglie. E i vittoriesi Giuseppe Scardino, 41 anni, condannato per rapine violente e il tentato omicidio di un poliziotto, sarebbe dovuto uscire dal carcere nel 2032, e il complice in rapine Massimo Mangione, 37 anni, avrebbe terminato di scontare la pena nel 2037.

Il terzetto si è messo all'opera tra mezzanotte e le tre, orario in cui è scattato l'allarme. Complice il buio della notte e la scarsa illuminazione, i detenuti hanno utilizzato un seghetto per tagliare le sbarre, poi sono saliti sul tetto portando le lenzuola, che hanno utilizzato come funi per calarsi giù dal muro di cinta che non è sorvegliato. È questa la realtà dell'Alcatraz siciliano, circondato dal mare. Si pensava proprio al mare come unico alleato delle forze dell'ordine, visto che all'ora dell'evasione era fortemente agitato. Un mare forza 4 che ha impedito alla motovedetta del carcere di Trapani di partire subito. Ma, dopo i controlli, fonti del Dap ritengono che i fuggitivi abbiano già raggiunto la terraferma.

I tre evasi sono definiti «di peso» dallo stesso penitenziario che ospita 46 detenuti, vigilati nelle ore dell'evasione da tre agenti. Il che la dice lunga sulla realtà di alcune carceri siciliane, come da tempo viene denunciato dal segretario generale aggiunto dell'Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria), Domenico Nicotra. «Realtà come Favignana andrebbero chiuse dice - e restituire l'isola ai cittadini. Trapani, il cui penitenziario ha una buona capienza, è vicino. Bisogna riorganizzare le carceri. Consumano solo risorse. Carceri piccoli o, come nel caso di Favignana, con tutti i disagi che comporta un'isola, vanno chiusi per concentrare in altre realtà le già esigue risorse umane. Lo chiediamo da tempo al provveditore. Attualmente il ministro della Giustizia Andrea Orlando in merito alle carceri sta facendo più politica che sicurezza. Infatti mai come quest'anno si sono registrate tante evasioni. È grave conclude - mantenere queste strutture come pure Piazza Armerina, Gela e Riposto».

Condanne giungono anche dal Sappe (Sindacato autonomo di polizia penitenziaria). «Quanto accaduto è un evento irresponsabile e gravissimo dice Donato Capece, segretario generale del sindacato - Nei primi sei mesi del 2017 si sono verificate nelle carceri italiane 6 evasioni da istituti penitenziari, 17 da permessi premio e di necessità, 11 da lavoro all'esterno, 11 da semilibertà e 21 mancati rientri di internati. La sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, dall'aver tolto le sentinelle della polizia penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta, dalla mancanza di personale, dal mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento».

Anche per Capece il ministero della Giustizia ha grosse responsabilità: «Invece di intervenire concretamente con provvedimenti urgenti,

pensa di mettere un bavaglio ai sindacati che danno notizia di quel che avviene in carcere. Chi ha la responsabilità di guidare il ministero della Giustizia - conclude - si dovrebbe dimettere dopo tutti questi fallimenti».

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