È ancora nel carcere di San Vittore in attesa del braccialetto elettronico necessario per essere trasferito in regime di detenzione in una struttura psichiatrica, Antonio Di Fazio, l'imprenditore farmaceutico arrestato lo scorso maggio con l'accusa di aver narcotizzato e violentato alcune giovani ragazze e per il tentato omicidio della ex moglie. Il braccialetto elettronico dovrebbe arrivare domani, dopo di che, come ha disposto il gup, Di Fazio dovrebbe entrare in un centro del Crest. Così in una nota, Riccardo Targetti, il procuratore facente funzione di Milano, ha voluto precisare che «le notizie di stampa secondo cui Antonio Di Fazio, imputato di numerose violenze sessuali, sarebbe stato «scarcerato già giovedì scorso sono errate». Una «precisazione», quella del procuratore Targetti, che, al di là del giorno «errato» della «scarcerazione», conferma nella sostanza tutto quanto scritto ieri su La Stampa e il giorno prima su Il Giorno. Il procuratore Targetti ha poi sottolineato nella sua nota che «Di Fazio è tutt'ora detenuto presso il carcere di San Vittore e continuerà ad affrontare in stato di detenzione il processo con il rito abbreviato tutt'ora in corso». Sta di fatto che il gup, «su istanza dei difensori e con il parere favorevole della procura», ha ordinato il trasferimento dell'imputato in una «comunità protetta ad alta intensità di protezione, ove rimarrà in stato di detenzione con braccialetto elettronico e pertanto nella pratica impossibilità di muoversi e di comunicare con persone diverse dai difensori e dai familiari». «Questo comunicato - ha aggiunto Targetti - si è reso necessario per rassicurare le vittime alle quali l'errata notizia della scarcerazione ha creato un gravissimo e giustificato allarme».
Fra i motivi per cui ha acconsentito alla richiesta presentata dai difensori di Di Fazio, il guop ha scritto che c'è «il forte legame con il figlio che lo avrebbe fatto desistere dal serio tentativo suicidiario per impiccagione intentato il 29 settembre scorso». Tentativo che in una dichiarazione intestata all'ufficio di polizia giudiziaria il 30 settembre lo stesso Di Fazio ha smentito: «Né ieri né mai durante la mia fase processuale - ha assicurato - ho pensato di suicidarmi o farmi del male. Probabilmente una frase da me pronunciata al medico è stata male interpretata». Ma fra le parti offese c'è chi si è indignato per la concessione dei domiciliari, anche alla luce delle relazioni all'autorità giudiziaria degli psicologi proprio sugli incontri padre-figlio in cui si sono visti anche atteggiamenti e commenti «fuori luogo», come «descrizioni sensazionalistiche» della vita in carcere, proposte di matrimonio arrivate da sue fan e un atteggiamento dispregiativo nei confronti delle donne: «Solo P. è stata una donna con la D maiuscola... con le altre (fidanzate) ci laviamo i pavimenti...
', avrebbe detto Di Fazio.Una ricostruzione smentita dai legali di Di Fazio che tengono a sottolineare come tutto l'iter giudiziario relativo al proprio cliente si stia svolgendo all'insegna della «massima trasparenza e correttezza legale».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.