A breve nei salotti londinesi, allo scoccare dell'ora del tè, sui tavolini potrebbero esserci solo i biscotti. Niente tazze fumanti, soprattutto se si tratta della varietà di infuso più pregiata e apprezzata nel Regno Unito: il darjeeling. Lo «champagne dei tè», come viene soprannominato, potrebbe presto scarseggiare, dato che da tre giorni i lavoratori impiegati a raccoglierne le foglie nelle piantagioni dell'India hanno incrociato le braccia.
Allo sciopero ha aderito praticamente la totalità delle persone che prestano servizio nelle piantagioni del Bengala Occidentale, lo Stato indiano dove viene prodotta la qualità di tè nero conosciuta ed esportata in tutto il mondo. A dare i numeri del fenomeno è Aloke Chakraborty, presidente dell'unione dei sindacati indiani che rappresentano la categoria. «Trecentosettanta piantagioni stanno prendendo parte allo sciopero», ha spiegato al quotidiano inglese Guardian. Motivo dell'agitazione: paghe troppo basse. La richiesta avanzata: un aumento di 34 centesimi di euro in più al giorno, che per equivale al 20 per cento di stipendio in più. «Il salario minimo giornaliero per le persone impiegate nelle piantagioni di tè è di 169 rupie (2,21 euro) - prosegue Chakraborty -. Noi abbiamo chiesto un aumento a 203 rupie (2,55 euro)». I giorni in cui cade lo sciopero non sono casuali: questo è il periodo dei monsoni in India, quando la produzione delle foglie di darjeeling è massima e ogni lavoratore in meno può causare perdite significative per i proprietari dei terreni e per le entrate nelle casse pubbliche. Per ora l'unica reazione è arrivata da uno dei ministri locali, Goutam Deb: «Comprendiamo la questione e stiamo cercando di trovare una soluzione all'annosa richiesta di innalzare i salari minimi dei lavoratori del tè», ha dichiarato il politico.
L'anno scorso c'era già stata un'altra agitazione sindacale nel settore. A giugno 2017 era stato invocato uno sciopero di 100 giorni proprio nella regione del Darjeeling, che aveva paralizzato la produzione dell'infuso e aveva avuto ripercussioni anche sul turismo. In quel caso le condizioni dei lavoratori, che pure godevano già di poche garanzie, non c'entravano.
A causare la scomparsa dello «champagne del tè» dagli scaffali dei supermercati di tutto il mondo era stata la minoranza Gurkha, l'etnia locale nepalese, in protesta contro la decisione della governatrice, Mamata Banerjee, di rendere la lingua bengalese una materia di studio obbligatoria in tutta la regione.
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