Coronavirus

Ferrari risponde al Cer: "Ecco i veri motivi della rottura con l'Ue"

Mauro Ferrari ha spiegato come e perché ha maturato l'idea di dimettersi dalla presidenza del Cer: "Assenze? Ero bloccato negli Usa. Bruxelles ha il mio piano anti Covid-19"

Ferrari risponde al Cer: "Ecco i veri motivi della rottura con l'Ue"

Le dimissioni di Mauro Ferrari dalla presidenza del Cer (Consiglio europeo della Ricerca), rese note con una lettera pubblica, hanno scatenato la replica di Bruxelles.

Lo stesso Cer ha scritto in una nota che "il professor Ferrari, sin dalla sua nomina, ha mostrato una mancanza di impegno nei confronti dell’Erc, non partecipando a molte riunioni importanti e trascorrendo lunghi periodi negli Stati Uniti". Come se non bastasse, ha continuato l'ente, "Ferrari ha portato avanti molte iniziative personali all’interno della Commissione senza consultare il Consiglio Scientifico, usando la sua posizione per promuovere le proprie idee".

L'ultima accusa del Cer è anche la più grave: "Il professor Ferrari era coinvolto in molte iniziative esterne, molte accademiche ma alcune commerciali, che richiedevano tempo e sforzi e che sembravano a volte avere la precedenza sui suoi impegni con l’Erc. Il carico di lavoro associato a queste attività si è rivelato incompatibile con il mandato di presidente del Consiglio Scientifico".

Alle dimissioni presentate da Ferrari, la Commissione e il consiglio scientifico del Cer hanno affermato che lo stesso consiglio gli aveva chiesto di dimettersi il 27 marzo. Come spiega al Corriere della Sera, il professore sostiene di aver ricevuto "solo telefonate di alcuni componenti del consiglio, mai documenti. Non so esattamente su cosa hanno votato: il consiglio scientifico non ha autorità di porre termine al mio contratto. Certo, quando mi sono dimesso sapevo che c' era scontentezza. Il mio interesse a un programma mirato su Covid-19 non è condiviso".

Ferrari respinge le accuse del Cer

In merito alle altre accuse, la posizione dell'ex direttore del Cer è chiara: "Assenze a incontri importanti? Non è vero, e comunque non è ciò che mi hanno detto in quelle telefonate. A me hanno detto che c'era scontento che avessi assunto l'iniziativa di incoraggiare la ricerca sul Covid-19, e le iniziative che avevo intrapreso su richiesta diretta della presidente Ursula von der Leyen".

Per quanto riguarda le attività del professore negli Usa, ha aggiunto il diretto interessato, "sono tutte precisamente elencate nel contratto, che è pubblico e concordato con il commissario Ue dell'epoca, Günther Oettinger. Ho fatto solo ciò che la Commissione stessa aveva già approvato nel conferirmi il mandato. E sono stato remunerato solo per i giorni in cui ho lavorato per il Cer: ogni mese ho mandato un resoconto soggetto ad approvazione. I membri del consiglio scientifico sanno tutto questo fin dall'inizio".

Sulle assenze Ferrari punta il dito contro la versione del Cer: "Non dicono che sono bloccato negli Stati Uniti dagli inizi di marzo. Prima mi hanno tenuto in quarantena in Colorado. Quando poi sono stato lasciato andare, ormai l' Europa aveva bloccato i voli dagli Stati Uniti. Ho sempre aggiornato il Cer ed è vergognoso che ora si dica una cosa del genere. Del resto la richiesta della Commissione a tutti è di lavorare in teleconferenza e da un mese mi alzo alle due di notte per tenere orari europei lavorando con il personale del Cer. Non capisco in cosa lo smart working dal Texas sarebbe diverso da quello dal soggiorno di casa a Bruxelles".

A questo punto Ferrari cita espressamente von der Leyen: "Ho ricevuto una richiesta personale, diretta e scritta da Ursula von der Leyen di proporre un piano di intervento sul Covid-19. Ci ho lavorato a lungo. Infine von der Leyen mi ha chiesto di presentarlo a un suo team. Mi hanno fatto i complimenti, scritti, poi non ne ho saputo più nulla".

Il documento, ricorda il professore, al momento sarebbe nelle mani di Von der Leyen: "Se vuole, solo lei può renderlo noto".

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