Ferrero come Microsoft: il lavoro si fa anche da casa

Ad Alba cento dipendenti potranno evitare di andare in ufficio un giorno la settimana. In Italia sono già 250mila

Ferrero come Microsoft: il lavoro si fa anche da casa

Per una azienda come Microsoft l'avventura nello smart working, ossia la possibilità data ai dipendenti di lavorare da casa o in qualunque altro posto purchè dotato di collegamento Internet, è una realtà da oltre 10 anni.

In Italia il fenomeno non è nuovo e da ieri annovera una new entry: Ferrero. Anche questa azienda «old economy» per eccellenza, che produce la nota crema di cioccolata e nocciole, ha deciso di abbracciare il progetto consentendo, da aprile, a 100 lavoratori di fare «a casa» almeno un giorno di lavoro alla settimana. Per ora sono tre le società coinvolte nel progetto pilota e sono quelle che si occupano dei servizi commerciali e tecnici. Ma le intenzioni sono quelle di estendere la possibilità a tutti i lavoratori che abbiano, ovviamente, un lavoro idoneo dato che è impossibile spostare la catena di montaggio della Nutella a casa. Perchè Ferrero ha scelto lo smart working? Semplice: con le nuove tecnologie fare una riunione in teleconferenza è ormai molto semplice e soprattutto, visto le ampie esperienze statunitensi in questo genere di pratica lavorativa, si è capito che il lavoratore, in genere, se il suo tempo diventa flessibile (che non vuol dire lavorare meno) è più contento. In pratica evita di fare un viaggio, magari lungo, per raggiungere il posto di lavoro, con risparmio di tempo e di denaro. E dunque si può organizzare.

Quanto a Microsoft, che è stata tra i pionieri di questo «stile» di lavoro, ha anche creato un ambiente di lavoro espressamente pensato per lo smart working. Gli uffici della controllata italiana, che ha sede a Milano, non hanno postazioni fisse. Nel senso che i dipendenti «prenotano», quando decidono di lavorare in sede (loro possono fare ben più di un giorno alla settimana in modalità «smart working»), una postazione e arrivano con il loro portatile, lo strumento che, insieme allo smartphone, rappresenta ormai l'ufficio 3.0 Una organizzazione che favorisce naturalmente soprattutto le donne lavoratrici, che in Microsoft sono molto numerose. In base alle statistiche, in Italia i lavoratori «agili» sono 250 mila, ovvero circa il 7% di tutti gli impiegati, quadri e dirigenti. In soli tre anni il numero è cresciuto del 40%. Lo dice una ricerca dell'Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano che ha coinvolto 339 manager oltre a un panel rappresentativo di 1.004 lavoratori (in collaborazione con Doxa) per rilevare le attuali modalità di lavoro.

Ma cosa significa smart worker? Secondo una definizione consolidata sono i lavoratori che godono di discrezionalità nella definizione delle modalità di lavoro in termini di luogo, orario e strumenti utilizzati. La ricerca sostiene che questi sono, nel 69% dei casi, uomini con età media di 41 anni. Lo smart worker tipo risiede al Nord (nel 52% dei casi, nel 38% nel Centro e nel 10% al Sud) ed è contento della sua nuova dimensione lavorativa. Lo sono soprattutto le donne, per le quali il livello di soddisfazione emaggiore del 35% rispetto alle colleghe che lavorano in ufficio. Mentre per gli uomini la soddisfazione scende al 22% (sempre rispetto ai colleghi).

Ciò che è più importante, i lavoratori «agili» sono più soddisfatti della media perchè possono gestire meglio la vita professionale e privata. Tanto che il 35% emolto contento del modo in cui organizza il proprio tempo (rispetto al 15% della media) e il 29% riesce sempre a conciliare le esigenze personali e professionali.

Va detto che la possibilità di sperimentare la modalità «agile» in Italia è riservata più che altro ai dipendenti delle grandi imprese: il 30% delle quali l'anno scorso ha realizzato progetti strutturati di smart working, con una crescita significativa rispetto al 17% dell'anno precedente.

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