È iniziata alle 9.43 di venerdì primo maggio la personalissima «fase due» del premier Giuseppe Conte, che ieri ha avuto un lungo colloquio telefonico con Bill Gates, che ha lodato l'impegno dell'Italia sul fronte della ricerca per il vaccino, ed è stato invitato a Roma. Ma la macchina dell'emergenza continua a non funzionare. I soldi non arrivano (e i bonus nemmeno). Gli esercizi restano chiusi e tante, tantissime, partite Iva continuano a boccheggiare. Ed ecco la svolta del premier. Le pubbliche scuse per quello che la gran parte degli italiani sta vivendo. Alle 9.43 di un venerdì primo maggio davvero insolito, il presidente del Consiglio pubblica sulla sua pagina Facebook un lungo post di scuse. E arriva anche a fare i nomi (non i cognomi) di alcuni rappresentanti delle categorie che gli hanno scritto per rappresentargli la pericolosità di un'emergenza che non è più solo sanitaria ma anche economica e sociale.
Lo toccano - almeno così dice - le missive arrivategli da ristoratori, barbieri e commercianti. E prova a scusarsi con loro ben sapendo che da tenere buoni non ci sono solo gli italiani inviperiti e disperati, ma anche i «compagni di coalizione» preoccupati della tenuta dell'esecutivo.
«Abbiamo lavorato al massimo per far ripartire a pieno regime il motore dello Stato - scrive Conte-, perché questo poderoso sostegno pubblico si concretizzasse in pochi giorni: ci sono stati e ancora continuano alcuni ritardi nelle somme da erogare, come pure complicata si sta rivelando la partita dei finanziamenti. Chiedo scusa a nome del Governo, e vi assicuro che continueremo a pressare perché i pagamenti e i finanziamenti si completino al più presto. È ai dettagli un nuovo provvedimento con aiuti e misure per la ripartenza economica che saranno più pesanti, più rapidi, più diretti. La lettera arriva il giorno dopo l'informativa a Camera e Senato, dove ha dovuto subire anche il fuoco amico renziano ad alzo zero. Segno, quest'ultimo, di una difficile ricomposizione dell'armonia tra alleati. Ieri lo stesso leader di Italia viva si è dichiarato «soddisfatto» delle scuse del premier. Gesto di distensione che va letto come un modo per annacquare il ricordo delle infelici parole sui morti di Bergamo e Brescia più che un modo per rassicurare il premier. D'altronde non è la prima volta che Renzi rassicura i suoi «antagonisti». Ne sa qualcosa, ovviamente, Enrico Letta, giubilato nel 2014 dopo pubbliche rassicurazioni di fedeltà. E ne sa qualcosa anche Nicola Zingaretti che alla vigilia pochi mesi prima dello strappo di Italia viva riceveva le massime rassicurazioni dallo stesso Renzi.
Alessandro Di Battista, tornato a dimenarsi nell'agone politico nostrano, dice che quella di Renzi per Conte è solo invidia. E che i suoi sodali dovrebbero «disinnescarlo» per il bene del Paese. Pd e Cinquestelle, dal canto loro, non fanno che rassicurare tutti (e soprattutto i media) che la tenuta della maggioranza è solida. Eppure se ne vedono tanti, tra i dirigenti del Pd, esorcizzare la crisi istituzionale. Da Maurizio Martina («una follia che qualcuno immagini giochi di palazzo contro il governo con il paese nell'emergenza») ad Andrea Orlando («Conte è insostituibile; l'unica alternativa al governo in carica è il voto»), è tutto un fiorire di rassicurazioni. È toccato, però, proprio al senatore di Rignano sull'Arno mettere fine alla polemica.
Intervenendo a Zapping (Radio 1) Renzi ha mostrato il volto dell'amico: «Mi sembra di vedere segnali incoraggianti. Il premier deve solo smettere di emanare Dpcm ed erogare la liquidità tanto sbandierata. Insomma deve iniziare a fare le cose sul serio. In tal caso ci avrà dalla sua parte».
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