Elezioni Amministrative 2021

Il finto duello tra Pd e M5s: inciucio dopo i ballottaggi

Letta e Conte già pronti a ricongiungersi dopo il voto. Dai risultati dipendono però gli equilibri nell'alleanza

Il finto duello tra Pd e M5s: inciucio dopo i ballottaggi

Il voto amministrativo li ha separati, il risultato li ricongiugerà: superati gli ostacoli obbligati di Torino e (soprattutto) Roma, il segretario Pd e il leader 5 Stelle sono pronti a riabbracciarsi, archiviando quella che sperano sia l'ultima campagna elettorale da finti avversari.

Enrico Letta ha votato a Testaccio, «con un po' di emozione», confida via Twitter con emoticon di dita incrociate. Nessun dubbio su come abbia votato: il suo candidato è Roberto Gualtieri, e se riuscirà ad agguantare anche la dissestata Capitale post-Raggi il segretario dem avrà fatto bingo.

Più interessante sarebbe sapere che nome abbia segnato sulla scheda Giuseppe Conte, il capo dei Cinque Stelle che ha votato anche lui a Roma, affacciandosi poi anche lui su Twitter per dare la benedizione urbi et orbi: «Il voto è il gesto più elementare e al tempo stesso decisivo di esercizio dei diritti democratici. Dobbiamo compierlo con gioia, consapevoli di contribuire ad alimentare così la nostra bella democrazia. Fatelo anche voi». Pare quasi sentirsi ancora a Palazzo Chigi, con le sue lunghe omelie notturne agli italiani (il suo più sobrio successore è andato al seggio ma si è ben guardato dal rivolgere pistolotti sull'importanza del voto agli astanti, limitandosi a un asciutto saluto).

Certo, ufficialmente la candidata di Conte è Virginia Raggi (data per spacciata persino dal suo protettore Beppe Grillo), ma la sindaca uscente, per l'ex premier, è un fastidioso ingombro da levar di mezzo al più presto. Mentre Gualtieri può diventare il simbolo di una rinnovata e più organica unione tra Pd e M5s. Intanto c'è il seggio parlamentare di Roma Centro che Gualtieri, se eletto, lascerà vacante e che, secondo molti, andrà proprio a Conte. Lui ovviamente si schermisce: «Ho già rifiutato il posto a Primavalle, perché non ho intenzione di andare in Parlamento, non credo sia necessario». Ma raccontano che lo stesso Letta (che non a caso si è candidato a Pisa) gli abbia spiegato che, soprattutto in vista della battaglia per il Quirinale, è bene che anche lui possa controllare le infide truppe parlamentari da dentro il Palazzo, e coordinare la strategia con i dem. E i bene informati giurano che Conte sia pronto ad accettare il passaggio di testimone con il suo ex ministro.

A Napoli e a Bologna, M5s e Pd si preparano a festeggiare uniti, e i grillini chiederanno sostanziosi riconoscimenti negli assessorati, avendo «ceduto» il sindaco ai dem. A Roma, archiviata la Raggi, Conte potrebbe aiutare Gualtieri al ballottaggio, ma l'ingresso di M5s in giunta (denunciato da Carlo Calenda) sarebbe imbarazzante: magari si punterà su qualche nome laterale della corrente anti-Raggi, come l'ex vicesindaco Luca Bergamo. A Milano i grillini sono pressoché inesistenti, Beppe Sala non li ha voluti come alleati e vincerà comodamente senza di loro, ma apre al dialogo: «Mai dire mai».

L'alleanza tra Letta e Conte, all'indomani delle amministrative, non è in discussione. Ma entrambi attendono con ansia il conteggio dei voti per sapere che equilibri avrà. Il segretario Pd spera di rovesciare i rapporti di forza con l'alleato, e di imporre la propria supremazia nel voto di lista. Allo stesso tempo, spera che la batosta attesa per il M5s, che già perderà gli ultimi sindaci rimasti e le città simbolo della sua stagione migliore, non sia così fragorosa da riaprire la conflittualità interna e mettere in discussione la recente leadership contiana. Giuseppi, dal canto suo, punta a intestarsi il risultato nel Sud, tra Napoli e Calabria, dove il partito dei bonus e del reddito di cittadinanza potrebbe restare a galla.

E a scaricare le altre sconfitte sulla gestione precedente.

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