Dopo le dimissioni di Natale, ieri è stato il giorno dell'orgoglio. Lorenzo Fioramonti, ministro dell'Istruzione uscente, ha risposto agli attacchi del Movimento con un lungo post su Facebook. «Quello che mi stupisce - ha scritto - è che tante voci della leadership del M5s mi stiano attaccando in questo momento. E per cosa? Per aver fatto solo ciò che ho sempre detto». L'ex ministro ha attaccato Matteo Renzi: «Forse non dovrebbe neanche stupire che mi giungano critiche da partiti i cui leader avevano promesso di abbandonare la politica in caso di sconfitta elettorale, ma sono ancora saldamente al loro posto».
Giovedì i vertici grillini avevano fatto filtrare un commento molto duro sulla situazione dei rimborsi di Fioramonti. Ancora fermo, secondo il sito ufficiale tirendiconto.it, a dicembre 2018: «Non possono mancare le solite polemiche sui rimborsi - ha puntualizzato l'ex titolare del Miur - in tanti, nel Movimento, abbiamo contestato un sistema farraginoso e poco trasparente di rendicontazione». Fioramonti ha poi annunciato: «Le mie ultime restituzioni saranno donate sul conto del Tecnopolo Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile, un centro di ricerca pubblico che ho promosso a Taranto». Nel pomeriggio, da fonti del Mise, è però arrivata una precisazione: «È impossibile fare qualsiasi tipo di versamento alla fondazione Tecnopolo Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile di Taranto. Non è possibile farlo materialmente, visto che non c'è ancora uno statuto istitutivo della fondazione, e dunque non c'è nemmeno un conto su cui versare». Le mancate restituzioni di Fioramonti sono state sottolineate anche dal viceministro pentastellato allo Sviluppo Economico Stefano Buffagni, che ha aggiunto: «Se Fioramonti sogna di fare il capo politico o lanciare il suo movimento verde sono fatti suoi legittimi, ma sono certo che se uscirà dal Movimento si dimetterà». Nel frattempo, i parlamentari più vicini a Luigi Di Maio chiedono che venga avviato un procedimento disciplinare nei confronti dell'ex ministro ribelle.
Ma, secondo diverse fonti del M5s, il bubbone scoppiato a Natale covava sottopelle da molto tempo: «Fioramonti e Luigi non si parlavano da mesi e Luigi nemmeno gli rispondeva al telefono», sottolinea un parlamentare. I Cinque Stelle tra di loro parlano di una serie di tentativi messi in atto da Fioramonti per convincere «Di Maio e i gruppi parlamentari a fare delle dichiarazioni pubbliche in suo sostegno», in modo da farlo desistere dall'idea di lasciare. Ma il segnale politico non è arrivato e l'ex docente universitario si è dimesso con una lettera scritta e inviata il 23 dicembre, nonostante Conte avrebbe preferito un addio a gennaio, dopo le feste natalizie. Comunque proseguono le manovre per la costituzione del gruppo - Fioramonti, che sarebbe formato da una decina di parlamentari e ispirato a idee verdi e progressiste. Un altro tassello del centrosinistra del futuro immaginato dal premier, da Grillo e Zingaretti all'indomani della formazione del governo giallorosso.
Continua in queste ore il toto - ministro per la nomina del successore.
Sono scese le quotazioni del senatore Nicola Morra, le cui posizioni giustizialiste sono invise a Italia Viva e a parte del Pd. I dem vorrebbero un loro nome al Miur, ma sono disponibili ad accettare l'indicazione di Lucia Azzollina, attuale sottosegretario che però non sarebbe gradita a Di Maio. Resta in piedi l'ipotesi di un tecnico.
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