Berlusconi pensa al Colle e salva Renzi. Un soccorso azzurro che qualcuno in Fi vorrebbe cavalcare chiedendo a Renzi l'apertura di una crisi (visti i voti determinanti dei berlusconiani) per poi partorire un governo di larghe intese. Ipotesi più di scuola che altro. E con Fitto resta il gelo. Di mattina vede il premier e blinda il patto del Nazareno assicurando l'appoggio all'Italicum; poi, all'ora di pranzo, comunica la decisione ai capigruppo Romani e Brunetta: «Dobbiamo dire sì. Così ho deciso». Per qualche ora resta il mistero sull'incontro con i senatori, già in agenda da giorni: ci sarà o no? È un momento cruciale perché di lì a poco, a palazzo Madama, si deve votare.
La riunione con i senatori viene fissata per le 15 ma già si sa qual è l'input dato dal Cavaliere: «Voteremo sì». Ma non sarà il leader ad annunciare il disco verde: «Pensaci tu, Paolo». Sarà il capogruppo Romani a spiegare: «Il nostro leader ha deciso che voteremo a favore all'Italicum. Il presidente ha chiesto a voi una sorta di voto di fiducia. Noi saremo decisivi e rimarremo in partita anche per la scelta del prossimo capo dello Stato». Questo il senso dell'intervento introduttivo di Romani. Ma nel parlamentino di palazzo Grazioli ci sono anche i malpancisti. Prendono la parola la fittiana Cinzia Bonfrisco, Francesco Amoruso, Francesco Bruni, Lucio Tarquinio, Augusto Minzolini: tutti contrari all'Italicum. Minzolini, per esempio, si chiede e chiede ai colleghi: «Ma ne vale veramente la pena votare una legge elettorale che sarà devastante per noi di Forza Italia e per tutto il centrodestra?».
A favore, però, si schiera la maggioranza del gruppo. Ribattono le tesi dei frondisti Denis Verdini, Maurizio Gasparri, Altero Matteoli, Franco Carraro, Riccardo Mazzoni, Giacomo Caliendo (che dice «Questa è l'ultima volta, però») e anche l'altro perplesso Sante Zuffada. Si valuta se terminare l'assemblea con un voto unanime che, però, non ci sarà. Si va alla conta e dicono di «no» una decina di frondisti. Meno dei malpancisti sulla carta che sono circa una ventina se si tiene conto anche della pattuglia dei senatori di Gal. Non è dato sapere, quindi, quanto peserà effettivamente il dissenso azzurro. Si torna in Aula ma non si fa a tempo a votare l'emendamento clou, quello che recepisce i punti principali dell'Italicum 2.0.
Ma il braccio di ferro con i malpancisti continua e ieri, in serata, Berlusconi ha voluto vedere Fitto, anima e guida degli «antinazareni» azzurri. L'ex governatore pugliese non arretra di un millimetro e, dopo il faccia a faccia a palazzo Grazioli, attacca l'accordo: «Votare questa legge elettorale significa andare contro i nostri elettori e svendere la storia di questi 20 anni. Renzi è in difficoltà, non ha i numeri e noi diventiamo gli arrivano i nostri. Una scelta politica da parte del gruppo dirigente che rappresenta una svendita totale, per noi inaccettabile».
E ancora: «Berlusconi sta commettendo un errore madornale, in questo modo Forza Italia diventa il soccorso azzurro di Renzi e del suo governo. Votare la legge elettorale così come la vuole Renzi non è un graduale arretramento dal patto del Nazareno iniziale ma è una totale resa a Renzi». E, ovviamente, il braccio di ferro si giocherà su tutti i fronti aperti: la riforma del nuovo Senato alla Camera ma soprattutto il capo dello Stato. «Quando arriverà il momento delle votazioni ogni parlamentare farà le sue valutazioni», dice Fitto che assicura: «noi continueremo la nostra battaglia dentro Forza Italia».
Una frattura, quella con i fittiani, destinata a
riproporsi anche per la partita sul Quirinale. Un match di fondamentale importanza per il Cavaliere che continua a tessere la tela per concordare un uomo «davvero arbitro». E a questo proposito oggi incontrerà nuovamente Alfano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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