Mafia Capitale perde pezzi. Mentre è ancora in corso il maxi processo con 46 imputati che vede alla sbarra tra gli altri l'ex Nar Massimo Carminati e il suo braccio destro, il ras delle cooperative Salvatore Buzzi, l'inchiesta della Procura di Roma sul «mondo di mezzo», quell'area di confine tra il legale e l'illegale in cui tutte le relazioni sono funzionali al conseguimento degli interessi dell'organizzazione criminale ritenuta «mafiosa» dai magistrati capitolini, fa registrare un'ondata di richieste di archiviazione. Molte delle quali proprio per il 416 bis, quel reato di associazione mafiosa su cui la Procura di Roma ha puntellato l'indagine sin dal principio, ma che non è per niente facile da dimostrare.
Sono 116 le posizioni sulle quali i pm hanno indagato senza trovare le prove per andare avanti. E per questo hanno chiesto al gip Flavia Costantini di mandare tutto in archivio. Nell'elenco, che il giudice ha sul tavolo dallo scorso agosto ma sul quale non si è ancora pronunciato, ci sono i nomi di politici, amministratori e imprenditori, molti dei quali già noti alle cronache giudiziarie, altri tirati in ballo da altri, in particolare da Buzzi, che nel tentativo di alleggerire la sua posizione ha lanciato accuse che non hanno trovato riscontro negli interrogatori resi in carcere nell'estate del 2015. Come quelle nei confronti del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che si scopre ora essere indagato per due episodi di corruzione e per turbativa d'asta. La notizia non era mai trapelata e ora il suo nome compare tra i 116 per il quali la Procura ha sollecitato l'archiviazione. Nessuna prova dell'associazione di stampo mafioso per l'ex sindaco Gianni Alemanno, che per questa accusa è stato mesi sulla graticola e che ora lamenta il fatto di non aver potuto beneficiare della stessa «privacy» concessa ad altri. Anche se rimane sotto processo per corruzione e finanziamento illecito. Richiesta di archiviazione pure per il suo ex capo segreteria, Antonio Lucarelli, e per Riccardo Mancini, ex ad di Ente Eur spa, entrambi indagati per associazione mafiosa. Tra i nomi mai comparsi finora c'è quello del parlamentare Vincenzo Piso, ex Popolo della Libertà oggi iscritto al gruppo Misto. Il ras delle coop lo aveva tirato in ballo per un presunto episodio di finanziamento illecito del 2012 per 600mila euro che avrebbe ricevuto dalla Breda Menarini. I magistrati non hanno trovato riscontri e vogliono chiudere la sua posizione, come quelle di Daniele Leodori, presidente del Consiglio regionale e Alessandro Cochi, ex delegato allo Sport della giunta Alemanno, accusati di turbativa d'asta. Il gip dovrà pronunciarsi anche sulle posizioni degli imprenditori Luca Parnasi, indagato per corruzione, Gennaro Mokbel, per riciclaggio, ed Ernesto Diotallevi, in passato coinvolto in indagini sulla Banda della Magliana. Chiesta l'archiviazione pure per gli avvocati penalisti Paolo dell'Anno, Domenico Leto e Michelangelo Curti, finiti nel registri degli indagati per associazione mafiosa.
I pm, dunque, non hanno preso per buoni gli interrogatori fiume di Buzzi. E dopo un complesso e delicato lavoro di verifica su nomi, date e circostanze fatte mettere a verbale, hanno concluso che le sue dichiarazioni erano più che altro mirate ad accreditarsi davanti agli inquirenti come collaboratori e ammettendo responsabilità lì dove c'erano prove incontrovertibili e cercando di attribuire ad altri reati contro la pubblica amministrazione. Nel documento consegnato al gip, Buzzi viene completamente screditato.
«Le sue parole - si legge - sono state spesso il frutto di notizie raccolte de relato oppure non sono risultate corroborate o suffragabili da idonei riscontri. La reticenza di Buzzi su fatti da lui commessi e su alcuni soggetti incide negativamente sulla sua attendibilità intrinseca, per cui le sue dichiarazioni vanno vagliate con particolare attenzione e prudenza».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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