«La situazione è complicata ma occorre avere nervi saldi: ai milanesi chiedo di non recarsi in Ospedale o al Pronto Soccorso per non creare ulteriori difficoltà». Massimo Galli, direttore del reparto di Malattie Infettive del Sacco di Milano, ha incassato una pessima notizia che non riguarda il suo reparto e non coinvolge il suo impegno quotidiano: un cluster di Covid nel reparto di Cardiologia. Un'ulteriore conferma del fatto che la diffusione dell'epidemia è sfuggita al controllo, come denunciato proprio dal professor Galli che sottolinea come in questo caso la competenza sia «della direzione sanitaria».
Al Sacco è successo quello che non doveva succedere. Un medico, 20 infermieri e 5 pazienti sono risultati positivi al tampone dopo che, circa due settimane fa, era stata riscontrata la positività di un infermiere di quel reparto, che aveva manifestato dei sintomi sovrapponibili a quelli di Sars Cov2.
In seguito, non è chiaro in quanto tempo, sono stati eseguiti test a tappeto e sono così emersi per ora 26 positivi. La direttrice sanitaria, Lucia Castellani, si dice certa che la fonte del contagio sia esterna alla struttura sanitaria. Si ipotizza che il contagio sia avvenuto ad una grigliata tra medici e infermieri alla fine di settembre Ma poi il contagio dei pazienti è innegabilmente avvenuto all'interno del reparto, e dunque l'accettazione di Cardiologia è stata chiusa e i pazienti trasferiti a Malattie Infettive.
Impossibile negare che qualcosa non ha funzionato anche se dalla direzione sanitaria segnalano che da febbraio al Sacco vengono utilizzate misure di prevenzione più rigide di quelle previste dalla legge, come le mascherine Ffp2, fornite a tutto il personale. Ai pazienti che le sopportano invece vengono fornite le chirurgiche. Quando possibile i ricoverati vengono collocati in camere singole e sottoposti a tampone periodicamente. Ci sono operatori sanitari che raccontano un'altra realtà. L'ospedale avrebbe assegnato agli infermieri e anche ai medici di quel reparto mascherine «non medicali». Dispositivi di protezione non idonei dunque fornite alla struttura sanitaria dalla Regione Lombardia. . Circostanze però seccamente smentite dal Sacco. «Le mascherine utilizzate nel reparto di Cardiologia sono e sono sempre state conformi», scrive in una nota l'ospedale che, prosegu, non ha mai avuto carenza «di dispositivi di protezione individuale» ed ha «in giacenza oltre 100.000 mascherine FFP2 e 26.000 FFP3». Non ci sono conferme invece sulla presenza di altri casi positivi in altri reparti che sarebbero stati segnalati nei giorni scorsi.
Una situazione esplosiva come l'aveva già definita il virologo Galli un paio di giorni fa. «La faccenda si fa pericolosa in una città grande come Milano che invece era stata risparmiata nella fase iniziale -osserva Galli -. E purtroppo assistiamo ad una crescita dei contagi anche nelle aree duramente colpite nella primavera scorsa». Il virologo è amareggiato per quanto sta accadendo. «Siamo qui di nuovo a fronteggiare una situazione fuori controllo -prosegue- Come ha segnalato l'Ats con questo numero di contagi il tracciamento sfugge di mano. Non esiste un servizio sanitario al mondo in grado di seguire una crescita di questo tipo».
Galli non si ritiene un pessimista ma non può negare l'evidenza: «I reparti Covid stanno cannibalizzando di nuovo tutte le strutture sanitarie». E i medici sono sempre quelli, gli stessi che erano arrivati stremati a giugno e che ora devono contenere una nuova ondata.
Man mano che si diffonde il contagio i casi si aggravano e di fatto, conclude Galli, «una terapia ad hoc, una cura ottimale ancora non c'è anche se ora cerchiamo di intervenire prima dell'aggravamento».Gli ultimi dati indicano che quasi l'11 per cento delle terapie intensive sono già occupate dai malati Covid.
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