La follia della riforma: le Regioni autonome restano senza senatori

Il ddl manda a Palazzo Madama consiglieri regionali. Ma gli Statuti speciali lo vietano

La follia della riforma: le Regioni autonome restano senza senatori

Usando il linguaggio di oggi, quello proprio degli informatici e dei nativi digitali, si potrebbe dire che «c'è un baco nel sistema». Sì, perché la nuova riforma costituzionale, quella che dovrebbe avere il suo definitivo battesimo con la vittoria dei Sì al referendum del prossimo 4 dicembre, nasconde un «baco», cioè un difetto difficilmente sanabile.

Per andare all'origine di questo «difetto» bisogna scendere in Sicilia e aprire lo Statuto regionale. Dove al comma 7 del terzo articolo si specifica chiaramente che chi viene eletto nell'assemblea regionale non può al contempo ricoprire la carica di parlamentare europeo, di deputato o di senatore della Repubblica.

In buona sostanza questo «difetto» renderebbe la Riforma Boschi monca e la Regione siciliana non rappresentabile a Palazzo Madama. A rilevare questa anomalia sono i Comitati per il No siciliano promossi da Sinistra italiana e Altra Europa con Tsipras. Al loro fianco, inaspettatamente un paladino della Padania leghista come Roberto Calderoli che, con la sua esperienza da ministro per le Riforme nei governi a guida Berlusconi, ha trovato un sacco di paradossi e punti deboli in questa «svolta» costituzionale voluta da Renzi e firmata dalla Boschi.

Intervenendo in Senato Calderoli avanza i suoi dubbi, definendo «pessima» questa riforma che considera «incompatibile con gli statuti delle regioni a statuto speciale che non ammettono compatibilità tra incarichi di consigliere regionale e senatore. «Ricordo che gli statuti delle Regioni speciali - ha aggiunto Calderoli - possono essere modificati solo con una legge costituzionale e solo dopo un'intesa con la Regione stessa». Un'intesa facilmente raggiungibile. Almeno secondo Anna Finocchiaro (Pd), presidente della Commissione affari costituzionali. «Se la riforma costituzionale entrerà in vigore - spiega la Finocchiaro nella sua replica - occorrerà una modifica degli Statuti, che avverrà con legge costituzionale su intesa con le Regioni interessate. A meno che Calderoli non ritenga possibile che ci siano Regioni a statuto speciale che non vogliano mandare i propri rappresentanti a comporre il Senato». «La pezza messa dalla presidente Anna Finocchiaro ai miei rilievi - è la replica del senatore leghista - è peggiore persino del buco e conferma la mia tesi sull'incompatibilità dei consiglieri regionali delle Regioni a statuto speciale di poter assumere anche la carica di senatori. Pertanto, prima che le Regioni a statuto speciale possano eleggere i propri senatori, sarà necessario modificare i loro statuti, attraverso cinque leggi costituzionali, con la necessità dei quattro passaggi parlamentari e il parere di ciascuna Regione».

Una sorta di via crucis legislativa che richiede il suo tempo.

«Fino all'approvazione di queste leggi - conclude Calderoli - il Senato non potrà andare a rinnovo, eppure teoricamente lo scioglimento del Senato potrebbe avvenire già dal giorno dopo della riforma costituzionale. E quindi a quel punto sarebbe il caos».

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