FirenzeSoltanto una memoria, un testo a sostegno della procura generale e nulla più. La Regione Toscana, parte civile nel processo ai capi della comunità per minori del Forteto, non ricorrerà in Cassazione contro la rimozione del presidente del collegio giudicante. Un passo indietro dalla prima linea, un indebolimento del fronte che chiede giustizia per le vittime del «profeta» Rodolfo Fiesoli, sotto processo con altre 22 persone per accuse di violenze sessuali e maltrattamenti su bimbi e ragazzi affidati dal tribunale dei minori e dai servizi sociali.
La ricusazione risale a mese scorso: l'istanza presentata dai difensori di Fiesoli era stata valutata (e accolta) da una corte in cui sedeva un'ex giudice del tribunale dei minori di Firenze che aveva firmato affidamenti alla comunità degli orrori. Lette le motivazioni (il presidente Marco Bouchard era stato destituito, tra l'altro, per avere usato l'indicativo anziché il condizionale nell'interrogare i testimoni), la procura generale di Firenze aveva presentato ricorso. Anche alle parti civili spetta questo diritto, e infatti due delle vittime del Forteto, rappresentate dall'avvocato Barbara Londi, si sono unite.
La Regione no. Martedì si è deciso che il sostegno alla procura generale sarà in tono ridotto. Una semplice memoria ad adiuvandum che evita di opporsi direttamente a una mossa dell'imputato numero 1. Un passo indietro che conferma quanto sia impervia la strada verso la verità sulla comunità del Mugello: per decenni la sinistra, non solo in Toscana, ha considerato il Forteto un suo fiore all'occhiello e ora l'imbarazzo per quanto sta uscendo dalle testimonianze del processo non riesce a prevalere sulla ricerca di verità.
La marcia indietro era stata preannunciata da Stefania Saccardi, vice del governatore Enrico Rossi, entrambi Pd: «Il compito delle istituzioni - ha detto in un'intervista recente - non può essere quello di dibattere sul processo, fare commissioni di indagine o ricorrere contro la ricusazione del giudice Bouchard». Dichiarazioni sconcertanti, perché se c'è stata un'istituzione che negli ultimi tempi ha contribuito in modo determinante a fare luce sullo scandalo del Forteto è stata proprio una commissione d'inchiesta regionale bipartisan, presieduta dal forzista Stefano Mugnai con il Pd Paolo Bambagioni come numero 2.
Mugnai aveva immediatamente chiesto alla Regione di costituirsi in Cassazione. Ora è sbalordito: «Mi sembra una frenata dopo che per trent'anni le istituzioni hanno collassato su quella setta e la regione, in questo, ha enormi responsabilità. Credo che, per rispetto alle vittime, la politica non debba girarsi dall'altra parte ma affrontare la questione a viso aperto. Stefania Saccardi sbaglia: le istituzioni dimostrino da che parte stare».
Durissimo anche Giovanni Donzelli (Fratelli d'Italia), anch'egli al fianco delle vittime del Forteto: «Il pizzino della Saccardi è andato a segno. Ma perché il governatore Rossi cede alla sua numero 2? Risposta: ha il terrore di non essere ricandidato».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.