Roma Troppe resistenze spuntate nella coalizione di governo. Poca fiducia nell'imparzialità della maggioranza, nell'affrontare un tema - gli scandali delle banche - che negli ultimi anni ha coinvolto esponenti del centrosinistra. Non è bastata la disponibilità del premier Matteo Renzi. Il centrodestra teme che l'istituzione della commissione di inchiesta sulla vigilanza delle banche si riveli un flop. Che non si arrivi mai al suo insediamento, che le vicende più spinose vengano insabbiate o che l'organismo finisca per essere condotto fuori strada da chi non ha interesse a fare chiarezza, sulle quattro banche del Centro Italia, ma anche sulle altre vicende del passato. Per questo Forza Italia ha chiesto che la presidenza della commissione non sia affidata a un parlamentare della maggioranza. «Forza Italia ha chiesto per prima l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema di vigilanza sulle banche», ah ricordato il capogruppo alla Camera Renato Brunetta. «Ribadiamo con forza la nostra azione politica e chiediamo che la presidenza di questa commissione venga data ad un esponente dell'opposizione. Questa delicata vicenda non può essere a uso e consumo interno del Partito democratico, di Renzi e dei suoi cari».Il presidente dei senatori azzurri Paolo Romani chiede che la commissione «sia calendarizzata senza tentennamenti. Sbaglia - aggiunge - chi sostiene che il lavoro della Commissione possa interferire negativamente sui procedimenti giudiziari in corso, ma ancora di più sbaglia chi, come il Pd, vorrebbe una Commissione d'inchiesta chiamata a indagare su tutto per non indagare su nulla». La senatrice Anna Maria Bernini vede il rischio che la commissione si trasformi in una «arma di distrazione di massa».Le prese di posizione nel centrodestra sono la risposta ai dubbi che sono spuntati da più parti nella maggioranza. Ieri Pier Ferdinando Casini si è apertamente schierato contro la commissione di inchiesta perché «interferisce inevitabilmente sui procedimenti giudiziari, anche perché i poteri che la regolano sono uguali a quelli della magistratura» e «si arriva a fare un processo nel processo». Inoltre, per lo scontro tra maggioranza e opposizione rischia di diventare «una succursale di campagna elettorale». Timori simili a quelli che nei giorni scorsi sono stati attribuiti all'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e anche al capo dello Stato Sergio Mattarella. Silenzio dal Pd.
A sinistra solo Sinistra italiana, partito di opposizione, con il capogruppo alla Camera Arturo Scotto si è schierato a favore: «I dubbi di qualche esponente politico sono incomprensibili». A sciogliere qualche dubbio potrebbe essere questa mattina direttamente il premier Renzi, nel corso della conferenza stampa di fine anno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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