Roma - Se «nessuno ha ancora capito bene come si evolverà la situazione in Parlamento», come dice Renato Brunetta, responsabile economico di Forza Italia, dal percorso tragi-comico che attende la legge di Stabilità una novità appare sempre più chiara. Lo scollamento in atto tra la Lega e un ceto imprenditoriale del Nord che aveva puntato su Salvini al governo, scommettendo sulla sua capacità d'imbrigliare i 5s e di portare a casa risultati comunque rilevanti per chi ogni giorno deve sbrogliarsela tra burocrazia folle, tassazioni ingiuste, bastoni fra le ruote di ogni genere messi giù da uno Stato inefficiente.
La manovra presentata, anche con le modifiche indispensabili a scongiurare la procedura d'infrazione (se non l'arrivo della Troika, come dice Brunetta), ha spento ogni illusione in merito. Poca l'attenzione agli imprenditori, minima quella riservata alla crescita. «Manovra riveduta e corretta o meno, una cosa è certa - ragionava ieri l'azzurra Deborah Bergamini - essa darà un colpo mortale alle aziende italiane. L'assenza totale di investimenti e incentivi in favore delle Pmi, vero motore del nostro Paese, è uno dei più grandi scempi compiuti dall'esecutivo in questi mesi». Secondo il senatore Maurizio Gasparri, «ogni ora, notti e domeniche comprese, l'incapacità grillina distrugge 26 posti di lavoro: siamo alla recessione e alla giusta rivolta delle imprese che domani (oggi, ndr), tutte unite, contesteranno un governo che affonda l'Italia». Il guanto di sfida è perciò lanciato. «La Lega molli gli sfascisti grillini», è l'ennesimo appello rivolto da Gasparri a Salvini, in quanto «solo il centrodestra unito può difendere il lavoro, le famiglie e le imprese».
Ormai però, dentro Forza Italia, si fa strada una linea strategicamente parallela a questa di tenace fedeltà nei confronti dell'alleato (territoriale) leghista. La interpreta bene la Bergamini, quando ricorda soprattutto come «Forza Italia difenda gli interessi di quel partito del Pil che si sta mobilitando con manifestazioni in diverse città del Nord. Le proteste dimostrano che bisogna intervenire e subito». Il paradosso, aggiunge la Bergamini, «è la grandissima responsabilità della Lega nella mancata introduzione della flat tax, che avrebbe aiutato a ridurre pressione fiscale e stimolare gli investimenti e l'occupazione. Invece, non verrà approvata: era l'unica misura realmente espansiva, ed è stata inserita da noi nel programma elettorale per il 4 marzo». Gli azzurri, come spiega la capogruppo dei deputati Mariastella Gelmini, ormai sono «aperti all'ascolto» e lanciano un'ancora di salvataggio al Paese per «far emergere il partito del buonsenso, che siamo certi essere ancora maggioritario, ancorché silente».
Il rilancio del partito, che sia Forza Italia o nel futuro elettorale «Altra Italia», dovrà per questo necessariamente partire dal Nord, da questa evidente crisi di rappresentanza. Lanciare una vera e propria «Opa» nei confronti dei tanti che si erano avvicinati al Carroccio carichi di speranza e fiducia. E che ora rischiano di bruciarsi le penne.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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