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Francia: raccontò l'estremismo in un liceo islamico ma per la giustizia è un diffamatore

Altro che Charlie Hebdo . È bastato denunciare l'antisemitismo di una scuola islamica in Francia, raccontare come fra quelle mura la teoria dell'evoluzione di Darwin sia un tabù, la parola «sesso» non possa nemmeno essere pronunciata e le studentesse si rifiutino di sedere accanto ai maschi per venire condannati dalla giustizia francese con l'accusa di «diffamazione non pubblica» (un reato previsto dal codice e che prevede pene più lievi della «diffamazione pubblica» ma resta comunque un reato). Accade a sette mesi dalla strage al giornale satirico parigino e il protagonista è un musulmano lui stesso, Soufiane Zitouni, ex professore di filosofia al liceo islamico Averroè di Lilla, estremo Nord della Francia. Ora Zitouni non solo farà appello - come ha annunciato - ma dovrà anche muoversi con cautela perché un ex collega lo ha preso in disparte per avvisarlo: «Sono d'accordo con te ma ti consiglio di guardarti le spalle quando cammini per strada».

Tutto comincia il 15 gennaio, otto giorni dopo il massacro di 12 redattori e disegnatori, a colpi di kalashnikov, nella redazione del settimanale che aveva osato rappresentare Maometto e riderne. Il 15 febbraio Zitouni, 48 anni, origini algerine, professore da almeno venti in vari istituti, pure cattolici, scrive sul quotidiano Libération , per cui collabora da tempo ma saltuariamente, che «Anche il Profeta è Charlie» e mette in discussione il divieto di rappresentare Maometto (ricordando che di rappresentazioni ne esistono anche nel patrimonio iconografico islamico e che l'interdizione non è sempre esistita nella sua storia). Poi si chiede «perché tanti musulmani mancano così brutalmente di humour , di lucidità e serenità ogni volta che si tocca un tabù, un dogma o un divieto al quale sono gelosamente attaccati».

Zitouni si definisce un seguace del sufismo, una corrente dell'islam che privilegia la dimensione spirituale della religione più che le sue prescrizioni. Il 6 febbraio torna sull'argomento dopo aver dato le dimissioni dal liceo, creato in partneriato con l'Uoif (l'Unione delle organizzazioni islamiche di Francia) vicina ai Fratelli Musulmani e che - come lui stesso sottolinea - è uno dei quattro istituti privati (il primo e unico musulmano) che ha chiuso un contratto con lo Stato francese. Le sue considerazioni sui musulmani non sono piaciute e ancor meno piace quello che racconta in un secondo intervento su Libé in cui spiega le ragioni della sua scelta. Zitouni parla di una vera e propria «ossessione» per gli ebrei». «La razza giudaica è maledetta da Allah», «gli ebrei dominano tutti i media francesi e la persecuzione contro l'islam in Francia è orchestrata da una lobby ebraica molto potente»: queste sono le idee che secondo il racconto di Zitouni circolavano nel liceo. E persino peggiori, compresa la totale negazione della teoria dell'evoluzione («È falsa, il Corano non lo dice»), l'imposizione del velo (un'allieva si rifiutò di sedere nell'unico posto libero dell'aula perché era vicino a un uomo) e le posizioni pro-Hamas di certi professori.

Ora è lui a essere stato condannato perché nel suo atto d'accusa «non c'erano elementi di prova»: 10 euro per ingiuria e 1 euro per il danno e gli interessi dopo la scuola ha usato uno scambio di e-mail, in cui il professore confermava le sue denunce, come arma di fronte a un tribunale di polizia (che si occupa di infrazioni minori). Ora però è Zitouni ad alzare la posta: «Ci sarà un vero processo. Perché non si tratta di un affare personale ma collettivo. Non posso vedere affemarsi sempre più in Francia un islam che confonde politica e spiritualità.

Quello è islamismo».

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