In frantumi satellite indiano, Sos della Nasa «La base spaziale Iss a rischio per i detriti»

L'agenzia Usa: «Inaccettabile che gli astronauti corrano un simile pericolo»

Emanuela Fontana

C'è un pericolo per la Stazione Spaziale internazionale molto più grave delle tute fuori misura per le astronaute. Secondo i vertici della Nasa, quattrocento pezzi andati in frantumi di un satellite indiano fatto esplodere da un missile lanciato dal governo di New Delhi stanno vagando per lo spazio, e ventiquattro sarebbero un rischio proprio per la stazione spaziale. La Nasa ha fatto sapere di aver intercettato una sessantina di questi detriti, tutti superiori ai dieci centimetri, precisando che il rischio collisione per l'ISS dopo questo evento è aumentato del 44%. Che sia un'esagerazione per alzare il conflitto diplomatico in orbita in uno spazio sempre più affollato, o un pericolo reale, il fatto certo è che il satellite è davvero esploso. È accaduto il 27 marzo ed è stato un test per verificare le capacità di difesa spaziale indiana.

L'impatto tra missile e satellite è avvenuto a circa trecento chilometri dalla terra, una distanza ritenuta sicura dalle autorità di New Delhi perché molto al di sotto delle orbite degli altri satelliti, in modo da consentire alla «spazzatura» di cadere nell'atmosfera terrestre. Secondo l'agenzia spaziale americana, però, alcuni detriti sarebbero letteralmente schizzati a enorme distanza dall'impatto, al di sopra dell'orbita della Stazione Spaziale Internazionale. Sono stati finora tracciati quelli di dimensioni maggiori.

«È una cosa terribile», ha dichiarato il direttore della Nasa, Jim Bridenstine. «Questo tipo di attività non è compatibile con il futuro del volo spaziale umano». La speranza è che rimanga un incidente diplomatico, e che non vi siano rischi per gli astronauti. «Non possiamo accettare», ha aggiunto Bridenstine, «che qualcuno crei detriti che possono mettere a rischio i nostri uomini. Su questo la Nasa deve essere molto chiara».

Quello indiano era stato un test missilistico Asat (antisatellite) , chiamato «Mission Shakti», il cui successo era stato lodato dalle autorità di New Delhi, tutt'ora convinte di aver agito entro la distanza di sicurezza.

Se la reazione della Nasa è stata eclatante, molta enfasi era stata data proprio al buon esito del test da parte del governo indiano. «Da oggi siamo la quarta superpotenza al mondo dotta di un sistema di difesa spaziale, dopo Stati Uniti, Russia e Cina», aveva dichiarato la scorsa settimana il primo ministro Narendra Modi.

Il tema dei rifiuti spaziali sta molto a cuore agli Stati Uniti: la Nasa ha identificato un deposito volante di oltre ventimila pezzi superiori ai dieci centimetri, e continuano a vagare in orbita alta i detriti del test antisatellite svolto dalla Cina nel 2007 a una distanza molto superiore di quanto abbia fatto l'India,

oltre gli ottocento chilometri. In Italia il monitoraggio dei detriti spaziali è svolto dal centro di Telespazio del Fucino, in Abruzzo, in grado di apportare correzioni ai satelliti che ha in carico e segnalare anomalie.

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