In fuga da casa il gioielliere che ha ucciso i banditi

Con l'aria che tira, il gioielliere che mercoledì ha ucciso due rapinatori a Ercolano (Napoli) ha deciso di «scappare». Giuseppe Castaldo si è allontanato dalla città dopo la notifica dell'avviso di garanzia che lo vede indagato per duplice omicidio colposo per eccesso di legittima difesa. Il 68enne è ancora sotto choc, e la permanenza nei luoghi dove vivono i parenti dei banditi ammazzati è ingestibile. Il pm Pierpaolo Filippelli ha intanto fissato per lunedì il conferimento dell'incarico ai consulenti medico-legali che dovranno eseguire le autopsie sui corpi di Bruno Petrone (53 anni) e di Luigi Tedeschi (51). Le indagini, condotte dai carabinieri proseguono comunque su un duplice binario: da un lato gli interrogatori dei testimoni, in grado di riferire sulla dinamica dell'aggressione e sulla reazione del commerciante che ha aperto il fuoco dopo essere stato affrontato dai malviventi sotto la minaccia di una pistola «replica»; dall'altro è partita la caccia allo «specchiettista» che avrebbe segnalato le mosse del titolare di preziosi mentre ritirava 5mila euro dalla banca. Castaldo si era recato al Banco di Napoli in compagnia di un amico, e insieme stavano tornando al deposito di bibite dove il negoziante aveva lasciato l'auto. Qui è stato affrontato dai malviventi. «Dacci i soldi, sennò ti ammazziamo», la versione fornita dal gioielliere. I banditi- racconta- gli hanno aperto la giacca introducendo la mano nella tasca interna dove teneva il denaro.

Probabilmente - stando sempre alle sue parole - i due avrebbero notato la pistola nella cintola dei pantaloni. Ed è a quel punto che quello armato ha premuto il grilletto della pistola che poi si scoprirà essere finta. Quella pistola non poteva uccidere. Ma lui non poteva saperlo.

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