Rompere le uova nel paniere di Kim Jong-un non è mai stata una buona idea in Corea del Nord, ma adesso meno che mai. E invece proprio adesso che il dittatore di Pyongyang ha deciso (o si è trovato costretto, secondo le scuole di pensiero) di puntare tutte le sue carte sul dialogo con gli Stati Uniti e sull'incontro-show con Donald Trump, salta fuori il guastafeste. Nella persona di un colonnello del controspionaggio nordcoreano, nebulosamente indicato solo come «Mister Kang» dal quotidiano sudcoreano online DailyNK, che ha rivelato una vicenda degna di Le Carré, che rischia di complicare i disegni del Numero Uno del regime.
Mister Kang, in sostanza, è depositario di importanti informazioni sul programma nucleare del suo Paese, ma dallo scorso 25 febbraio è irreperibile. È stato visto per l'ultima volta in Cina, nella città di Shenyang. Sembra che il colonnello risiedesse in un hotel che in passato era stato gestito in comune da cinesi e nordcoreani, e che veniva usato da questi ultimi come base per gli hacker agli ordini di Kim Jong-un. Kang però si occupava anche, come si diceva, del programma nucleare di Pyongyang: in particolare sembra che tenesse le fila dei contatti tra gli scienziati che ci lavorano. Una persona di cui evidentemente il Giovane Generale si fidava, e probabilmente faceva male.
Se infatti è vero quello che scrive il quotidiano britannico Daily Telegraph, che ha ripreso e sviluppato le informazioni di DailyNK, il colonnello Kang avrebbe defezionato in Inghilterra (o forse in Francia), portando con sé una notevole quantità di valuta estera, strumenti per la stampa di dollari ovviamente falsi e soprattutto un dossier nucleare da far drizzare ulteriormente i capelli in testa al suo dittatore. Il quale, non c'è bisogno di dirlo, avrebbe prontamente ordinato di rintracciare e liquidare il traditore.
La caccia all'uomo, secondo il Telegraph, è stata affidata a una decina di agenti che avrebbero l'ordine di non perdere tempo: all'attesissimo e pubblicizzatissimo incontro di Kim Jong-un con Donald Trump mancano infatti poche settimane, e il guastafeste Kang non deve rovinarlo con inopportune rivelazioni. Proprio ieri il presidente degli Stati Uniti ha ricordato al mondo (magari anche per distrarlo dalle sue sempre più preoccupanti vicende giudiziarie legate al Russiagate) che il lavoro organizzativo del vertice con il leader nordcoreano prosegue a tappe serrate: «Abbiamo un luogo e una data - ha detto Trump ai giornalisti - e presto li conoscerete». Il presidente ha anche confermato di aver avuto «negoziati sostanziali» con Pyongyang in merito alla liberazione, di cui si è parlato in questi giorni, di tre cittadini statunitensi da tempo imprigionati in Corea del Nord: un gesto di buona volontà che la Casa Bianca a questo punto si aspetta da parte di Kim.
Anche il Numero Uno nordcoreano si aspetta qualcosa in cambio della sua sbandierata disponibilità.
La richiesta dell'apertura di un corridoio aereo tra Pyongyang e la città sudcoreana di Incheon è stata presentata all'Organizzazione internazionale per l'aviazione civile. Aprire nuove rotte aeree per rompere l'isolamento del «regno eremita»: una novità non da poco.
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