Roma - La chiave del sospetto è tutta in due giornate. Il day after di Henry John Woodcock indagato - con la compagna Federica Sciarelli - per rivelazione di segreto d'ufficio (lei per concorso) è tutto nelle strategie della procura di Roma, chiamata a dimostrare che il pm partenopeo non è stato la vittima delle fughe di notizie al Fatto Quotidiano bensì l'autore.
E così il lavoro delle toghe capitoline guidate da Giuseppe Pignatone si concentra su due date di dicembre, il 20 e il 21. Il primo giorno, un martedì, il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto guida la perquisizione nella sede della Consip. Scafarto - ora indagato per falso - quel giorno ascolta a sommarie informazioni anche i vertici della centrale acquisti della pubblica amministrazione, e l'ad Luigi Marroni gli anticipa i nomi di chi ha spifferato l'esistenza dell'inchiesta al presidente Ferrara, convincendo di conseguenza lui stesso a bonificare il suo ufficio dalle microspie: sono i vertici dell'Arma nazionale e toscana, e il braccio destro di Matteo Renzi, Luca Lotti. Scafarto avvisa Woodcock, che corre a Roma con la collega Celeste Carrano e in serata interroga Marroni. Il quale, a verbale, conferma tutto. Woodcock torna a Napoli, e il giorno dopo, mercoledì 21 dicembre, iscrive Del Sette, Saltalamacchia e Lotti nel registro degli indagati.
Quelle successive, secondo la procura di Roma, sono le ore decisive per capire come la notizia sia potuta finire, il giorno dopo, in un pezzo del Fatto Quotidiano firmato da Marco Lillo che rivelava l'indagine a carico di Del Sette. In mano, tra tabulati e altri dati del traffico telefonico, ci sarebbero contatti tra lo stesso Lillo e la giornalista compagna di Woodcock, tutti tra il primo pomeriggio e le 19. La convinzione è che lì la notizia sia «fuggita» dal segreto della procura alle edicole di tutta Italia. Per poi concedere il bis, il giorno dopo, con un altro scoop della firma del Fatto su Lotti indagato e sulla trasmissione degli atti dalla procura di Napoli a quella di Roma. Lillo, già a caldo, ha negato qualsiasi ruolo di Woodcock e Sciarelli nella propalazione della notizia, dicendosi pronto a raccontarlo anche ai magistrati romani e correndo in procura, dove però i pm erano impegnati nell'interrogatorio del vicecomandante del Noe, Sessa: «Posso testimoniare, per quello che vale la mia parola e la mia credibilità, che in questo caso la Procura di Roma ha sbagliato».
Gli inquirenti, che ascolteranno il giornalista la prossima settimana, la pensano diversamente, e dovrebbero scoprire le loro carte al più tardi in occasione dell'interrogatorio del pm napoletano, che è in calendario il 7 luglio ma potrebbe essere anticipato, e presto verrà sentita anche Federica Sciarelli. Quest'ultima, nel frattempo, incassa la solidarietà di Usigrai e Fnsi che condannano in particolare il sequestro del telefonino della giornalista, una «palese ed esplicita violazione della segretezza delle sue fonti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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