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La furbata di Casaleggio: approfitta dell’emergenza per imporre il voto online

Casaleggio ha lanciato l’idea di testare il voto online per i comuni dove non sarà possibile recarsi ai seggi per il referendum di fine marzo

La furbata di Casaleggio: approfitta dell’emergenza per imporre il voto online

L’emergenza coronavirus mette a rischio il referendum per il taglio dei parlamentari previsto per il 29 marzo. Sarebbe difficile, infatti, non solo organizzare la macchina elettorale in un periodo in cui vi è un allarme sanitario ma anche contraddittorio. Se le autorità, per cercare di fermare l’epidemia, hanno invitato i cittadini a ridurre i contatti sociali e a evitare incontri troppo ravvicinati, risulterebbe alquanto incoerente chiamare gli elettori alle urne facendoli, così, in uno spazio ristretto come seggio che potrebbe essere anche affollato. E allora cosa fare? Una soluzione arriva da Davide Casaleggio che ha lanciato l’idea di testare il voto online, un suo antico cavallo di battaglia che, secondo i critici, è un tema vicino ai suoi interessi economici.

Come ricorda La Stampa, il presidente dell’Associazione Rousseau, ente commerciale privato che controlla dati, iscritti, vita, del Movimento 5 stelle, e già consulente della ministra Pisano nella redazione del Piano per l’innovazione del governo nei giorni scorsi su "Il Sole 24 ore" ha scritto un articolo in cui dava indicazioni su come affrontare la situazione di emergenza per il coronavirus.

"Le misure drastiche sanitarie è difficile che vengano allentate nel breve termine – ha scritto Casaleggio – dato che come ogni influenza anche il Coronavirus continuerà a espandersi probabilmente fino al periodo estivo". Allentamenti delle misure potrebbero essere disposti solo "se venisse ridefinita la pericolosità di questo virus, o se venisse trovato un vaccino".

Ma la vita, in un modo o nell’altro, deve andare avanti. E allora il figlio di Gianroberto ha indicato la strada: in sostituzione dei contatti sociali c’è il web che potrebbe ritornare utile anche per votare. Questa improvvisa e seria situazione sanitaria "potrebbe, infine, anche essere l'occasione di testare il voto online per i comuni dove non sarà possibile recarsi ai seggi per il referendum di fine marzo". Insomma, dal male si deve cercare di trarre il bene. Il punto è che la sua posizione non è del tutto obiettiva in quanto Casaleggio da sempre è favorevole al voto online.

Questa soluzione avrebbe i requisiti previsti dalla Costituzione, come la sicurezza e la segretezza del voto? Secondo alcuni dei principali studiosi e dei più noti informatici italiani, il voto online al momento non è sicuro a cuasa di possibili incursioni hacker. Stefano Zanero, professore di cybersecurity al Politecnico di Milano e tra le più importanti autorità in materia, lancia un pesante attacco contro Casaleggio: "A parte la sequenza di banalità e sciocchezze tecnomagiche, favoloso il passaggio: ‘Potrebbe, infine, anche essere l'occasione di testare il voto online per i comuni dove non sarà possibile recarsi ai seggi per il referendum di fine marzo’". Lo stesso docente afferma che la proposta del presidente di Rousseau "è l’equivalente istituzionale di chi, durante un terremoto o un’epidemia, si approfitta della situazione. È un vero e proprio atto di sciacallaggio, di cui a emergenza (sanitaria prima e democratica poi) finita a questo signore bisognerà chiedere conto". Anche Fabio Pietrosanti, noto consulente in cybersecurity italiano, ha affermato che"il consensus sul tema è che il voto a distanza sia improponibile, sposato da giuristi e tecnologhi".

La Stampa spiega, inoltre, che Italia esiste il Crvd, il Centro per i requisiti del voto in democrazia, che studia le criticità dei registri distribuiti che ha ricordato come il voto online è stato sperimentato solo per temi non cruciali in piccole realtà come il comune svizzero, di Zugo, la città giapponese di Tsukuba.

In Italia qualche passo in direzione del voto online è già stato fatto. Il presidente della Commissione Affari Costituzionali Giuseppe Brescia ha presentato un emendamento che stanzia al Viminale un milione di euro per una sperimentazione. Per Brescia il "vero obiettivo" è "andare alle prossime elezioni politiche dando la possibilità ai cittadini che in questo momento sono impossibilitati a partecipare al voto politico la possibilità di [votare] in maniera sicura e che rispetta le caratteristiche costituzionali del voto". Ai grillini e a Casaleggio l’idea piace. E tanto.

Lo stesso Brescia fa video in cui celebra l’Estonia dove da quasi 15 anni è previsto il voto online anche se ancora oggi ci sono problemi. Ma, a parte la propaganda, l’esponente pentastellato non ha mostrato gli aspetti critici della elezione fatta sul web nel Paese Baltico. A ricordare al grillino che esistono falle nel sistema ci hanno pensato J. Alex Halderman dell’University of Michigan, uno dei massimi studiosi al mondo di voto elettronico, e Jason Kitcat, che ha scritto il software di voto open source della Free Software Foundation GNU.Free, che hanno studiato il caso.

Dall’indagine è emerso che è davvero facile inserirsi in quel sistema e iniettare malware nelle postazioni dell’utente che altererebbero l'elezione. Per via dell’anonimato e della segretezza del voto, l’elettore non avrebbe modi per dimostrare che la sua scelta sia stata modificata.

Un problema non proprio secondario. Ma in Italia si farà? Brescia sembra ottimista tanto che ha fatto sapere che il ministro dell’Interno ha accettato di sperimentare questo sistema: "Durante l'audizione in commissione, il ministro Lamorgese ha aperto alla possibilità di istituire presso il ministero dell'Interno una commissione di studio per l'introduzione del voto elettronico nel nostro Paese. Si tratta di un'apertura significativa che potrebbe avere un impatto positivo sul voto degli italiani all'estero e di tanti studenti e lavoratori fuorisede". Il Viminale non ha, al momento, smentito queste parole. Anche se solo nella fase iniziale, l’idea sembra prendere piede.

VI è un altro particolare che indica come novità, anche se non immediate, potrebbero apparire all’orizzonte. Ricardo Antonio Merlo, sottosegretario agli Esteri nel Conte1 e Conte2 ha ribadito che"la riforma del voto all’estero è nel contratto di governo, si deve fare e si farà.

I connazionali voteranno con un nuovo sistema, cento per cento trasparente e sicuro, quanto più possibile a prova di brogli e irregolarità". Preludio di urne digitali?

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