Fin dal primo momento del conflitto, è stato Kiev il principale obiettivo di Putin. Il presidente russo era convinto di conquistare la capitale ucraina entro domenica scorsa, ma la resistenza dell'esercito del generale Valery Zaluzhny, così come dei tanti volontari, sta ritardando quello che al Cremlino consideravano, erroneamente, un gioco da ragazzi. Per raggiungere Kiev il comandante in capo dei russi, Valery Gerasimov, contava di avere vita facile partendo dal confine bielorusso di Yelsk e percorrere in scioltezza i 150 km che lo separavano dalla capitale. Le sue truppe però sono ferme ormai da tre giorni a Chernihiv, ad appena 50 chilometri da Kiev, dove infuriano i combattimenti e l'opposizione ucraina sta quasi diventando eroica. L'altro punto strategico per accedere nel cuore del Paese è Kharkiv, nel Donbass, 400 km a est di Kiev. Percorrere l'autostrada M03 a bordo dei tank poteva apparire una passeggiata, ma a Mosca hanno fatto male i conti, paragonando l'invasione a una delle classiche parate militari del 1° maggio sulla Piazza Rossa. Ecco che Chernihiv e Kharkiv sono diventati i due fronti più cruenti della guerra, ma anche il simbolo della resistenza. Ieri mattina le due città sono state raggiunte da un nuovo lancio di missili dopo alcune ore di calma apparente. Erano da poco passate le 3 quando abitanti e militari hanno iniziato a sentire le prime deflagrazioni.
A Chernihiv in particolar modo un missile ha sventrato un asilo nido e un edificio residenziale, uccidendo almeno 4 persone. Sono 87 le case distrutte. Mosca ha negato di aver colpito obiettivi civili, ma sui social network circolano video che mostrano il quartiere martoriato da potenti esplosioni. In serata i caccia Sukhoi Su-30 hanno invece bombardato la cittadina di Brovary, nei sobborghi a est di Kiev. Sotto il fuoco nemico anche Vasylkiv e Bila Tserkva, nonché il villaggio di Kalynivka. Anche Kharkiv è sotto assedio, sfregiata in continuazione dal lancio di ordigni. A dar manforte agli invasori sarebbe stato addirittura il sindaco della vicina cittadina di Kupyansk. L'uomo, Gennady Matsegora, è stato arrestato dopo aver offerto supporto materiale e logistico alle forze armate della Russia. Secondo quanto riporta il quotidiano Den, Matsegora ha fornito ai soldati di Mosca, mezzi di trasporto, alloggi, carburante e cibo. Dall'inizio del conflitto la sola Kharkiv sarebbe stata colpita da almeno 70 dei 410 missili lanciati dai russi. I dati sono stati resi noti dal Pentagono, che al tempo stesso afferma che Mosca non è ancora riuscita a ottenere il predominio aereo. Da quanto riferito sarebbero stati abbattuti fino a ieri 29 aerei, 29 elicotteri, 3 droni e 5 mezzi mobili per il lancio di missili antiaerei. Le forze russe avrebbero perso anche 191 carri armati, 816 veicoli corazzati da combattimento, 291 veicoli di trasporto e 60 auto cisterna. Zelensky sostiene che i russi hanno subìto circa 5.300 perdite tra morti, feriti e prigionieri. Numeri non confermati dalla controparte. Stando al ministro dell'Interno ucraino Vadym Denysenko, colonne russe premono su Kiev anche da Sud, dall'area di Vasylkiv, a 40 km dal centro della capitale, squassata da furiosi combattimenti, e da est, a Pryluky, dove sarebbero stati distrutti alcuni carri armati russi.
Sul fronte del sud, le truppe russe hanno assunto il controllo delle città di Berdyansk e Enerhodar. La capitolazione di Berdyansk, sul mar d'Azov, era stata annunciata ieri dalla parte ucraina. Enerhodar si trova invece a nordovest di Mariupol, Ma Kiev rivela che i cittadini, armati, sono riusciti a tener testa ai russi. Con le manovre a sud, Putin tenta di disegnare i nuovi confini di un'Ucraina tagliata fuori dal mare.
Annettere alla Russia la zona meridionale della Crimea, e unirla ad anello alla Crimea e al Donbass è una delle mosse studiate a tavolino dal leader del Cremlino. I soldati sono riusciti, sempre nella stessa area, a mettere le mani sulla centrale nucleare di Zaporizhzhya. L'impianto continuerà le sue attività, ma ora sarà Mosca a stabilire la distribuzione energetica.
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