Cronache

La gente rischia la miseria: crescono i reati di usura

Mentre calano rapine e furti, il Viminale dà l'allarme per le infiltrazioni mafiose nell'economia

La gente rischia la miseria: crescono i reati di usura

Difficile crederlo davvero, ma ci sono anche delle collaterals beauties in tutto questo male. Tra gli effetti positivi del coronavirus, il fatto che dal 9 marzo ad oggi la criminalità sia diminuita del 66%. Per lo più reati comuni, come rapine e maltrattamenti. Solo un solo crimine è però aumentato, amara controprova, se mai ce ne fosse stato bisogno, del soffocamento delle aziende: l'usura, che a marzo ha registrato un +9,1%, secondo i dati diffusi dal Viminale. La lettura è semplice: il governo non aiuta le piccole e medie imprese, le banche non fanno prestiti, neppure come «gesto d'amore», e gli imprenditori sono costretti a mettersi nelle mani di questi ricattatori, che poi non sono altro che mafiosi.

Il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, nel corso del collegamento video con la commissione Finanza e Attività produttive della Camera ha spiegato: «Il rischio dei prestiti a usura c'è. La criminalità mafiosa ha un patrimonio straordinario. Sul traffico degli stupefacenti incamera 30 miliardi di euro l'anno. Il suo problema non è la liquidità, ma il reinvestimento delle loro ricchezze, che offrono con forme persuasive a imprenditori in difficoltà». Come dire: grazie al Covid-19 la criminalità organizzata si arricchisce ancora di più. Che ricorda un po' i costruttori Balducci e Anemone che (intercettati) ridevano al telefono la notte del terremoto dell'Aquila pensando al business che avrebbero messo in piedi con la ricostruzione.

Dal Viminale arriva poi un altro allarme. Il contesto economico-finanziario che si prefigura nella fase della ripresa «espone l'intero circuito produttivo e commerciale al rischio di infiltrazione da parte della criminalità organizzata», sottolinea il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal ministro dell'Interno Luciana Lamorgese. E ancora: «Anche tenuto conto che la crisi in atto ha già prodotto un forte deficit di liquidità per le aziende e le famiglie e che è stato attivato un flusso di ingenti finanziamenti pubblici sia nazionali sia comunitari, diretti alle imprese, questo scenario può favorire dinamiche corruttive e rapporti illeciti tra imprenditori, funzionari pubblici e organizzazioni criminali». In questo scenario il ministro dell'Interno ha già disposto alcuni interventi tra cui la direttiva del 10 aprile ai prefetti per sollecitare la massima attenzione sui rischi di inquinamento della economia legale. Sono state poi previste l'intensificazione delle attività di prevenzione delle forze di polizia sul fenomeno del riciclaggio e sulle dinamiche societarie: con particolare attenzione alla filiera agroalimentare, alle infrastrutture sanitarie, all'approvvigionamento del materiale medico, al comparto turistico alberghiero, alla ristorazione nonché ai settori della distribuzione al dettaglio della piccola e media impresa.

Inoltre Lamorgese ha elevato l'attenzione al monitoraggio dei «reati spia», indici di infiltrazione criminale, anche mafiosa, nell'economia quali appunto l'usura, l'illecita concorrenza attraverso la minaccia e la violenza, le truffe, il trasferimento fraudolento di beni, la corruzione e gli illeciti negli appalti.

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