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Gentiloni il diplomatico cambia verso e ricuce con sindaci e governatori

Il premier sigla la pace con gli amministratori in contrasto col suo predecessore. E il suo stile istituzionale dà i primi frutti

Gentiloni il diplomatico cambia verso e ricuce con sindaci e governatori

Roma - La pax gentiloniana comincia a dare i primi risultati. Il premier conduce l'esecutivo su una rotta nuova, ricucendo i rapporti, spezzati dall'irruenza renziana, con sindaci e governatori. Per utilizzare uno slogan dell'ex sindaco di Firenze, Gentiloni «cambia verso» al governo. Il capo dell'esecutivo, nonostante sia arrivato a Palazzo Chigi con la benedizione di Renzi, lavora in silenzio per rimarcare un approccio nuovo ma soprattutto autonomo rispetto al segretario del Pd. Neutralizzati gli attacchi dei falchi renziani, l'operazione va in porto. Il cambio di rotta non si esaurisce solo con il ridimensionamento del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, nominata sottosegretario alla presidenza del Consiglio e la sostituzione di alcuni perni dell'amministrazione di Palazzo Chigi, ma aprendo un corso nuovo, più moderato e istituzionale e meno politico.

Il primo segnale arriva da Napoli, dalla città che il sindaco Luigi de Magistris fino a poche settimane fa voleva derenzizzare. Il primo cittadino ha annunciato di voler ritornare al tavolo istituzionale (abbandonato durante la presidenza di Renzi) con governo e Regione per la bonifica di Bagnoli, l'area inquinata dagli scarichi dell'ex Italisider. È lo stesso sindaco che durante i mille giorni del governo di Renzi aveva portato l'intero Consiglio comunale di Napoli a Roma, all'esterno del Parlamento, per protestare contro il commissariamento di Bagnoli. È una vittoria di Gentiloni che introduce un metodo nuovo nei rapporti istituzionali: un metodo che punta alla collaborazione e supera le differenze politiche. Ed è una sconfitta per Renzi e la sua linea improntata a vendette e imposizioni. Il riavvicinamento tra de Magistris e il governo è frutto di un impegno assunto dal premier: lo stop alla cabina di regia voluta da Renzi per le bonifiche di Bagnoli.

Il secondo pilastro dell'era renziana crolla in Puglia, nella regione guidata da Michele Emiliano. L'esperienza di Renzi a Palazzo Chigi si era chiusa con uno strappo dopo la cancellazione nella legge di Bilancio dei 50 milioni di euro destinati alla Puglia per potenziare le strutture sanitarie che hanno in cura i bambini malati per l'inquinamento dell'Ilva di Taranto. Il cambio di passo è stato immediato: il 29 dicembre, due settimane dopo l'insediamento di Gentiloni, Emiliano è stato ricevuto dal nuovo premier per mettere una toppa nella falla renziana, recuperando i 50 milioni. Uno smacco soprattutto perché Gentiloni riapre i canali del dialogo con il governatore pugliese che rappresenta nel Pd l'avversario numero uno di Renzi.

Il governo «cambia verso» anche nel profondo Sud, in Sicilia: l'approdo dell'ex ministro degli Esteri al governo è stato salutato con euforia dal presidente della Regione Rosario Crocetta. Un po' meno dal renzianissmo Davide Faraone che aveva puntato tutto su Renzi e sulla politica romana per indebolire il governatore, facendone saltare la ricandidatura con il Pd alle elezioni regionali che si terranno in primavera. Con Gentiloni a Palazzo Chigi i rubinetti dei soldi pubblici per la Sicilia si sono riaperti. E Crocetta sente, ora, di avere in tasca la ricandidatura.

Con buona pace di Renzi e Faraone.

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